Riunione ordinaria n. 74 del 5 aprile: “Del valore del tempo ed altre banalità” – Gianvincenzo Lucchini
Relazione settimana
RELAZIONE
Del valore del tempo ed altre banalità
Gianvincenzo Lucchini
Parlare di me è stato il difficile compito assegnatomi.
Senza enfasi, senza essere noioso, senza cercare di fare il fenomeno, senza scoprirsi troppo, perché questo provoca imbarazzo, soprattutto in chi ascolta. Magari anche evitando lamentazioni e banalità, due àncore di salvezza per chi deve parlare.
Ma l’ostacolo più alto che mi si para davanti è la mia propensione a guardare, valutare e vivere le situazioni cercando di usare, quasi esclusivamente, la chiave dell’obiettività e della razionalità. In altre parole, non riesco a “tenere” per una squadra, non amo una città o una nazione perché è “mia”. Perseguo tenacemente ciò che mi piace, e sono tendenzialmente indifferente a tutto il resto. Questo fa di me, incidentalmente, una persona abbastanza restia ai rapporti sociali “immotivati”. Ci tengo, però, a sottolineare, quasi a mia discolpa, che nel mio concetto di “piacere” rientrano anche tutti i comportamenti che ritengo coerenti con la mia etica. Quindi, epicureo sì, ma non necessariamente rozzo né senza principi.
Io sono anche fortunato, perché sono naturalmente curioso e la curiosità genera in me un inesauribile stimolo agli interessi più disparati. Sono quindi sensibile alle passioni, che affronto e seleziono con pragmatismo e razionale entusiasmo. Sono un velista convinto. Alla nostra barchetta, mia moglie Susanna ed io dedichiamo le nostre vacanze estive e parecchi week end da tantissimi anni. In barca siamo autonomi e sereni. Ci godiamo i pomeriggi all’ancora a mezzo miglio dal porto esattamente come le traversate dell’adriatico che, dato che lo tagliamo per il lungo, possono durare anche un paio di giorni (e notti) ininterrotti. Non faremo mai una transoceanica, ma ci sentiamo già dei navigatori solitari così. Il mio amore per il mare mi ha portato anche a diventare un discreto subacqueo della domenica, e, sempre mia moglie ed io, ogni tanto partiamo per qualche esplorazione marina, a volte esotica, a volte molto nostrana, nascondendo il nostro Mediterraneo sorprese inestimabili. Un’altra antica e violenta passione, a partire da Flight Simulator 1.0 della Microsoft (anno 1982), è il volo. Solo chi è posseduto da particolari perversioni può passare nottate in volo strumentale tra Milano e New York su un video a cristalli liquidi ambra, dove la “grafica” disponibile si risolve in una nutrita serie di strumenti di volo e, come paesaggio, un segmento di retta che rappresenta l’orizzonte. Oggi ho il brevetto di volo, sufficiente solo per un piccolo ultraleggero, ma con il quale posso fare quello che per tanti anni ho sognato (meno la traversata da Milano a New York, ovviamente). E anche oggi, in volo, passo più tempo a guardare gli strumenti che fuori da finestrino. Coerenza, innanzitutto…. .
Le passioni hanno sfumature, ed un epicureo non dovrebbe accontentarsi solo delle emozioni brillanti e violente, ma cercare anche quelle pastello, più semplici e quotidiane. A volte più intense nella loro capacità di accompagnare la nostra vita come un sorriso, che con la risata ha solo in comune il pregio di stare sopra la linea della felicità. Da sempre ascolto musica. Fui tenuto a battesimo da Nilla Pizzi, Mina, Rascel a Sanremo, Studio Uno, Canzonissima. Marcella Bella, Orietta Berti, Mino Reitano e Sergio Endrigo, complici epiche sessioni di musicassetta, organizzate da mio padre senza pietà alcuna, in viaggio verso la Puglia per le 10 e più ore allora necessarie per raggiungerla, mi spinsero nelle braccia del più sofisticato pop inglese, ai tempi dei Genesis, Pink Floid ed Emerson Lake and Palmer. L’adolescenza mi costrinse a qualche incursione sulla “disco”, ma già allora la mia indole mi spingeva a rifugiarmi nei “lenti”, in quel periodo, fortunatamente, non ancora estinti. Ma è stato solo insieme alla mia giovane moglie (sempre la Susanna di prima: stiamo invecchiando insieme, e questa è la cosa più bella della mia vita) che mi sono avvicinato alla musica “classica” (chi sa di musica mi perdonerà l’approssimazione). I primi vinili diretti da un Von Karaian ancora di mezz’età campeggiano ora accanto alle edizioni rimasterizzate (sempre in vinile) delle stesse edizioni, ristampate due anni fa dopo che l’oblio dei CD aveva rischiato di renderle storia morta. Oggi abbiamo una vita di ascolto, sparsa tra tutti i generi della musica classica, dal medioevo, al barocco, al novecento e, soprattutto, all’opera. Amiamo tutto ciò che non sia dodecafonia o avanguardia, ma senza intenzione di giudicare. Semplicemente non siamo in grado di capire, né godere, la musica che trascende l’armonia. E non ci manca, come non mi manca saper pilotare un Boeing 747: semplicemente non ne ho la capacità. Non in questa vita. La prossima, forse. E così, nel tempo libero, andiamo a teatro, visitiamo città in giro per l’Europa per cercare i nostri cantanti o direttori preferiti, o per vedere un’opera che da anni non veniva rappresentata.
A qualcuno non sarà sfuggito che, nella foresta delle mie passioni, manca qualcosa. Fugo subito un dubbio che potrebbe esservi venuto: non sono ricco e devo lavorare. Molto. Sono avvocato e, come tanti dei miei colleghi (non tutti, per loro fortuna) lavoro una media di 10/12 ore al giorno. Dopo aver cominciato con una pratica quasi tradizionale, sono passato attraverso qualche multinazionale del diritto a Milano, Roma e Bologna per poi ritirarmi, aprendo un mio studio a Bologna, retto da una semplice filosofia: clienti quasi esclusivamente corporate, non più di 20 persone e nessuna sede né a Milano, né a Roma, né a New York, né a Londra o in altri posti più o meno esotici. Oggi faccio ancora l’avvocato, mi occupo esclusivamente di operazioni straordinarie, organizzazione aziendale, compliance e risk management, mentre il mio studio fa tutto il resto. Non ho né aumentato né diminuito le mie frequentazioni con Mediobanca, ma ho decisamente più occasioni per brindare al successo di un’operazione con lambrusco e crescentine. In generale, mi diverto molto di più. Nel tempo libero faccio formazione e training manageriale nelle aziende e, come professore a contratto, all’università (LUISS a Roma e BBS a Bologna).
Nel tempo libero… Appunto. A nessuno sfuggirà l’aspetto vagamente compulsivo della mia vita. Quando iniziai a lavorare, il fax non esisteva se non come curioso prototipo, internet era un simpatico esperimento universitario comprensibile solo a pochi nerd e la mail era una busta infilata in un “mail box” (appunto) in Inghilterra. La tolleranza, tra i pezzi del puzzle che, componendosi, sfilavano la nostra vita, era misurata in termini di giorni, settimane, mesi. Tra una tessera e l’altra si viaggiava, sia andava al cinema, ci si fidanzava, si suonava in una piccola band e, addirittura, si pensava. Oggi, le tessere di quel puzzle non solo non hanno più alcuna tolleranza, ma si sovrappongono. La mia sfida, ma non solo mia, è fare dieci cose, ciascuna delle quali richiede un’ora, in otto ore. Tranquilli, non intendo aprire la solita litania del logorio della vita moderna. Per parte mia, mi ero già stancato ai tempi di Ernesto Calindri. Mi limito a prendere atto di ciò che accade e che, almeno nella mia cerchia, condivido con tantissimi amici, conoscenti, colleghi. Il mio punto di vista, non dimentichiamolo, è quello dell’epicureo. Quindi devo essere soddisfatto, contento, divertito, rilassato, entusiasta. Non posso, per coerenza, essere stressato, stanco, abbruttito come, a volte, mi succede di sentirmi.
E’ un po’ di tempo che, complice l’età, mi sto dedicando alla soluzione di questo difficile problema. E, dato che appartengo alla categoria di coloro che sono convinti che ad ogni problema vi sia una soluzione, continuo a fallire e a riprovare. Per approssimazioni successive, sento che mi sto avvicinando, così come so che proprio sul più bello arriverà qualcosa, la pensione o anche peggio, che risolverà il problema a modo suo. Ma questo non mi preoccupa. Anche la ricerca di una soluzione ad un problema può essere divertente, un po’ come succede quando comperi la settimana enigmistica. Oggi, rispetto a qualche anno fa, ho introdotto molti piccoli accorgimenti e maturato altrettante piccole abilità. Sono più bravo a dare priorità alle cose che pretendono la mia attenzione. Sono molto più pronto a rinunciare a quello che non ha raggiunto la giusta priorità e a non rimpiangerlo. Ho soprattutto imparato a godere senza riserve di ogni momento che mi dà piacere mentre me lo sta dando, inteso il piacere nel senso che vi ho chiarito prima. Come, ad esempio, questo momento, nel quale sto mettendo un punto a questo mio scritto e sto pensando a quanto, in fondo, sia stato fortunato nella mia vita.
Un abbraccio a tutti.