Riunione ordinaria n. 68 del 2 febbraio: “Discorso del Santo Padre GIOVANNI PAOLO II al “Rotary International” 14 giugno 1979″ –
Relazione settimana
RELAZIONE
DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AL “ROTARY INTERNATIONAL”
14 giugno 1979
Cari amici.
Seguendo l’esempio del mio predecessore Paolo VI, sono felice di porgere un cordiale benvenuto ai membri del Rotary International. È un piacere per me avere l’opportunità di continuare, a un livello internazionale, il discorso che Paolo VI aveva inaugurato con voi anni fa a Milano, e che più tardi portò avanti a Roma. Anch’io volentieri rifletto con voi sugli importanti scopi delle vostre benemerite attività.
La vostra presenza qui oggi indica una grande forza di bene. Voi venite da nazioni e ambienti diversissimi, e portate con voi una vasta esperienza in campo economico, industriale, professionale, culturale e scientifico. Nella solidarietà della vostra associazione trovate mutuo aiuto, reciproco incoraggiamento e compartecipazione d’impegno per lavorare al bene comune. A chi vi osserva con profondo interesse e acuta attenzione, appare di fatto che voi offrite, con sincerità e generosità, i vostri talenti, le vostre risorse e le vostre energie per il servizio dell’uomo. E nella misura in cui perseguite questo nobile ideale di raggiungere le persone dovunque esse si trovino, sono certo che continuerete ad averne soddisfazione e pienezza umana. Infatti, nello stesso atto di dare, assistere, aiutare gli altri ad aiutare se stessi, voi troverete un arricchimento per la vostra vita. Dimostrando un coinvolgimento sempre più grande nella causa dell’uomo, apprezzerete ancora di più l’insuperabile dignità e grandezza dell’uomo, come pure la sua reale fragilità e vulnerabilità. Nei vostri sforzi e tentativi per il bene dell’uomo, potete essere sicuri della comprensione e della stima della Chiesa cattolica.
La Chiesa è una volenterosa alleata di tutti coloro che promuovono il benessere umano, irrevocabilmente impegnata, come essa e, in questa causa, in virtù della sua natura e del suo mandato. Nella mia Enciclica ho messo in evidenza la relazione tra la missione della Chiesa e l’uomo quando ho scritto: “L’uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale – nell’ambito della propria famiglia, nell’ambito di società e di contesti tanto diversi, nell’ambito della propria nazione o popolo… e nell’ambito di tutta l’umanità – quest’uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione; egli è la prima fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso…” (Giovanni Paolo II,Redemptor Hominis, 14). Per questa sollecitudine della Chiesa per l’uomo nella sua concreta realtà, permettetemi di aggiungere una parola di particolare incoraggiamento per il vostro attuale programma che abbraccia il vostro interesse per la salute, la fame, l’umanità. Ciò vuol essere il vostro specifico mezzo di cooperazione al progresso spirituale e materiale della società, per la difesa della dignità umana e l’applicazione dei principi di una dignitosa condotta e l’esemplificazione dell’amore fraterno. Possa questo programma, così concepito, trasformarsi in un durevole contributo in favore dell’uomo, da parte del Rotary International.
Queste tre parole spalancano davanti a voi aree di lavoro e stimolano l’ingegnosità del vostro spirito di servizio. Mentre il mondo moderno riesce a produrre una qualità sempre migliore di medicine, un grande numero di popoli versa ancora in una spaventosa necessità di cure mediche elementari.
Malgrado i magnifici sforzi e le conquiste in questo campo, l’ambito della medicina preventiva rimane ancora lontana dalla sua completa attuazione ad alto livello. La dignità dell’uomo richiede una cura attenta e intelligente per il settore della salute mentale, settore nel quale ci incontriamo nuovamente con la fragilità e vulnerabilità umana, e dove si richiede un impegno forte e serio per la dignità stessa dell’uomo. La fame, oggi così largamente estesa, resta una delle più significative espressioni dell’incompleta ricerca umana per il progresso e il dominio della creazione. Milioni di bambini nel mondo piangono e chiedono cibo. E nello stesso tempo milioni di creature sono costrette a portare nei loro corpi e nelle loro menti le conseguenze di una scarsa alimentazione durante il periodo della loro giovinezza. Essi presentano alla testimonianza della storia le cicatrici permanenti di una condizione fisica e mentale menomata o seriamente handicappata.
Per tutti quelli che vogliono vedere, la fame è molto reale, e allo stesso tempo ha molte sfaccettature. L’uomo ha fame di cibo, eppure egli capisce che “non di solo pane vive l’uomo” (cf.Dt 8,3;Mt 4,4). L’uomo ha fame di conoscere il Creatore, il datore di ogni bene; ha fame di amore e di verità. L’essere umano anela di essere capito; egli brama libertà e giustizia, pace vera e duratura.
Cari rotariani, non è questo un immenso campo in cui voi avete molte possibilità di spendervi per i vostri simili? E qualunque altro impegno rimanga nella ricerca per l’avanzamento umano – sia nell’area dello sviluppo come in quello della liberazione – può essere raggruppato sotto la vostra terza categoria: l’umanità, ossia il miglioramento dell’umanità. Lavorare per l’umanità, servire uomini e donne dovunque, è uno splendido scopo di vita, specialmente quando la motivazione è l’amore.
A questo punto, nessuno rimarrà sorpreso se, nelle mie riflessioni, aggiungo una parola di speciale indirizzo a quei rotariani che sono legati a me nella fede cristiana. Nel momento stesso in cui Paolo VI parlava del progresso umano e dello sviluppo dei popoli, egli proclamava le sue convinzioni che sono anche mie e di tutti i cristiani nel mondo: “A motivo della sua unione con Cristo, sorgente della vita, l’uomo raggiunge un nuovo completamento di se stesso, un trascendente umanesimo che gli dà la più grande perfezione possibile: ed è questa la più alta conquista dello sviluppo personale” (Paolo VI, Populorum Progressio, 16). A questo “nuovo compimento”, a questo “trascendente umanesimo” io desidero dare testimonianza oggi, offrendoli a voi come complemento di tutto ciò che ognuno di voi sta facendo per il vostro nobile e ben degno programma di servizio. Così, guardando all’uomo, “prima e fondamentale via della chiesa” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 14), io non ho potuto far altro che proclamare ugualmente: “Gesù Cristo è la principale via della Chiesa” (Ivi, 13).
Approfondimenti
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