Relazione settimana

RELAZIONE

PRIDGennaroMariaCardinale

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LA PROVA DELLE 4 DOMANDE
riflessioni sull’orientamento rotariano
Tra tradizione e innovazione, l’imprescindibile riferimento alle origini.
PRID Gennaro Maria Cardinale (uno dei più autorevoli rappresentanti italiani nel Rotary International)

(Rotary – Marzo 2015)

 

 

 

Il valore etico dei comportamenti dell’uomo ha coinvolto molti pensatori, i quali hanno definito la sua influenza sulla qualità della vita e dei rapporti interpersonali, siano essi politici, religiosi, scolastici, lavorativi, imprenditoriali, e dunque sociali in genere. Il Test delle Quattro Domande è uno dei tanti mezzi per definire la portata, il valore, il significato che il comportamento individuale può avere nel nostro agire quotidiano. Il test non è generato dal Rotary, ma comunque da un rotariano il quale nel 1932 venne chiamato come consulente a soccorrere un’azienda in precarie condizioni di sopravvivenza. Quel rotariano, che si chiamava Herbert Taylor, nell’ambito dell’incarico ricevuto fece ricorso a una strategia di soccorso del tutto innovativa, fondata su un codice morale espresso appunto dalla Prova delle Quattro Domande. Un test che divenne la linea guida per i dipendenti della società in difficoltà. Una forza morale che compattò tutto l’organico aziendale e pose le basi per la partecipazione attiva e convinta dei singoli reparti al processo di recupero produttivo e gestionale. Ne conseguì la ripresa e la salvezza dell’azienda.

Ecco il testo della Prova:
Quello che penso, dico e faccio:
1) risponde alla verità?
2) È Giusto per tutti gli interessati?
3) Promuoverà buona volontà e migliori rapporti di amicizia?
4) Sarà vantaggioso per tutti gli interessati?”

Un test apparentemente semplice, ma che in realtà analizza il codice morale di ogni intervistato con l’obiettivo di accertarne l’affidabilità e valutarne le capacità di operare nell’interesse generale.

Al tempo d’oggi si potrebbe anche pensare che si tratti di un test che ormai appartiene a un mondo lontano, è vero, ma non possiamo affermare che quel mondo sia scomparso del tutto. Forse si è offuscato alla nostra vista al punto che, immersi in questo turbinio di fatti spesso scellerati, non riusciamo a vederlo, o meglio a distinguerlo. O forse non lo cerchiamo più. E ciò sarebbe il male peggiore. Perché, se così fosse, credo che sarebbe una rinuncia alla nostra ratio morale che ci ha accompagnato sino ad oggi. L’oggi in una società in cui tutto ed il contrario di tutto coesistono, l’oggi di un mondo in cui sono emersi altri valori, o si sono creati parametri di misura diversi.

Ma veniamo al nostro Rotary. Il Rotary adottò il Test delle Quattro Domande nel 1943, quindi molti anni dopo la sua ideazione che, come ha detto, avvenne nel 1932. Il test venne proposto e diffuso in tutte le lingue del mondo rotariano. Herbert Taylor, l’ideatore, divenne Presidente del Rotary Internazionale per l’A.R. 1954-1955.

Questa la Storia.

Certo, si vivevano anni diversi dai nostri. Tempi in cui la società si sviluppava nel rispetto dei valori fondamentali. Ma i tempi cambiano e la società si evolve con altri punti di riferimento.

Occorrerebbe forse una nuova chiave di lettura della Prova delle Quattro Domande? Ho espresso il mio pensiero in alcuni scritti apparsi su questa rivista. Con l’ultimo articolo in particolare ho posto un interrogativo: ”Sarà ancora Rotary?” Un interrogativo di preoccupazione, di disagio, soprattutto perché pone in evidenza un momento di transizione verso un nuovo progetto, ideato su una diversa struttura e forse su una nuova filosofia rotariana. Il binomio Rotary International – Fondazione Rotary diviene sempre più unitario e appare probabile che in un futuro non lontano potrebbero intervenire significative innovazioni. Innovazioni che al momento non sono ancora sufficientemente provate e documentate.

Si dice sempre più di frequente che il Rotary deve riflettere la società. Ma mi chiedo, di quale società s’intende parlare? Quale società il Rotary vuole rappresentare? Su quali stereotipi il Rotary vuole sviluppare la propria crescita? Si dice che il Rotary non è sufficientemente conosciuto e che quindi è necessario e urgente costruire ”l’immagine del Rotary”. Ma si dimentica che quell’immagine è stata sempre rappresentata dalla qualità dei propri soci, dalla loro rappresentatività professionale, scientifica, imprenditoriale. Dalla loro qualità morale e culturale. Questo è il mezzo per verificare e diffondere l’immagine del Rotary. Io credo che il vero obiettivo dell’insistenza su “una nuova immagine” potrebbe essere quello di costruire un Rotary di massa, sviluppandolo con nuovi criteri di ammissione.

Avrete letto l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera il dieci dicembre scorso. Il titolo dell’articolo tra l’altro recitava : “I rotariani cercano soci”. E poi ”Primi piani sui quotidiani, addirittura volti in gigantografia sulle facciate di autobus e tram. Le facce sono quelle dei soci del Rotary…” etc. etc. Si diffonde cioè l’immagine di un Rotary sconosciuto al 60% della popolazione, con soci avanti negli anni, con programmi e scopi ignoti. Insomma, scrive l’autore dell’articolo “i vertici del Rotary hanno capito che bisognava cambiare, per non soccombere”. La campagna pubblicitaria viene proposta in Italia dall’attuale Coordinatore per l’immagine e la testimonial è una rotariana piemontese che, intervistata, ha affermato che chi non la pensa in tal modo fa parte “della vecchia guardia, che è appunto vecchia…” Una svolta strategica che provoca non poche perplessità. Vuole forse essere un via libera ai presidenti di club di ammettere al Rotary quel “di tutto di più” che sta condizionando già da qualche tempo la vita del Rotary?

Ma altrettanto preoccupante sarà l’azione che alcuni governatori attueranno creando nuovi Rotary club, senza andare tanto per il sottile per quanto concerne la responsabilità della scelta di nuovi soci. In questo clima, in questa rappresentazione del nuovo mondo Rotary, molti di noi potrebbero nutrire qualche dubbio per una struttura che potrebbe apparire persino debole a tal punto da far affiorare il ricordo di Mr. Taylor, l’ideatore del Test delle Quattro Domande, che venne chiamato al capezzale di un’azienda morente per ricondurla a un destino migliore.

Ma non mi pare di intravedere alcun mister Taylor, né a livello internazionale e tantomeno a quello nazionale.

E allora, Amici, vediamo il significato del test alla luce di tali innovazioni. Senza con ciò voler intraprendere alcun volo nostalgico verso il passato.

Non avrebbe alcun senso. Il credo del Rotary non solo non lo prevede, ma soprattutto non lo consiglia. Il Rotary ha sempre guardato avanti per attuare i suoi scopi e la sua politica. Ciò che conta è lo zoccolo duro di tutti coloro che hanno coltivato e coltivano ancora, nonostante tutto, l’impegno per una nomenclatura di soci di qualità. Ma purtroppo è questo il punto che oggi si tende a ignorare, in quanto si crede che sia più facile aprire le porte e far entrare coloro che lo chiedono. Sembra che il nuovo San Pietro del Rotary voglia convertirci ad una nuova fede fondata sulle ammissioni di massa.

Se ci riferiamo alla prova della quattro domande dovremmo chiederci se quelle innovazioni sono vere – e lo sono -;
se sono giuste per tutti noi – e a mio parere non lo sono -;
se possono promuovere migliori rapporti di amicizia – rapporti sì, migliori ho qualche dubbio -;
se saranno vantaggiose per tutti gli interessati – credo che potranno esserlo molto di più per coloro che si fregeranno del nostro distintivo.

Ma probabilmente e auspicabilmente si tratta di un errore di calcolo. A mio modesto parere non credo che vi sarà una spontanea e larga adesione a una campagna che non offre nulla di positivo ai cercatori d’oro. È vero, il mondo è in declino morale, in declino culturale, in declino sociale. È vero, viviamo uno dei momenti oscuri della storia dell’umanità. È vero, si fatica a ragionare in termini collettivi, se si vuol parlare di bene realmente comune. È tutto vero, ma non si perda mai la speranza di trovare i giusti equilibri per un riassetto deontologico della società, anche di quella rotariana.
Sembra quasi si voglia privare il Rotary del suo carisma, della sua essenza ideologica, del suo originario significato, in favore di un materialismo contributivo esasperato, proprio delle società di profitto.

Siamo dunque a quanto da tempo costituisce un mio timore. Siamo al Rotary SpA.

Sembra che il materialismo americano tenda a privilegiare gli aspetti economici su quelli ideologici. E purtroppo senza alcun cenno di resistenza nei confronti di una crociata cavalcata dall’individualismo di molti che si appiattiscono sui desiderata di casa madre. Tutto determinato dall’urgenza di raccogliere fondi con la motivazione, sia pure giustificabile, di avere più opportunità per incrementare i programmi umanitari.
Ma la coperta in tal modo si accorcia. Per conseguire l’obiettivo si cerca di percorrere la strada più breve. Richiederebbe troppo tempo e impiego l’avere la pazienza, la volontà, la responsabilità di cercare i soci giusti, trovarli e di ammetterli nei nostri club nello loro qualifica professionale che ne consente la cooptazione. Abbiamo già vissuto momenti non facili. Basti ricordare quando i club furono invitati a dare il proprio contributo a raggiungere il target mondiale di un milione di soci. Molti di voi lo ricorderanno senz’altro. Siamo nell’anno rotariano 1984-1985, Presidente Internazionale era Carlos Canseco, messicano di Monterrey. In quell’anno venne lanciato un programma ambizioso: il raggiungimento di un milione di soci a livello mondiale. Eravamo circa 950.000. Fu uno dei primi grandi errori, con ammissioni selvagge che ancora oggi scontiamo. Da allora i governatori sono pressati per far ammettere sempre più soci, e a loro volta alcuni indirizzano in tal senso i presidenti di club.
Già da qualche tempo il sito dei RI riporta un modulo titolato: domanda di ammissione. Oggi, con la campagna populistica lanciata di recente, ci troviamo nella medesima situazione del 1984. Ma ora si paventa che uno dei fondamenti del Rotary rischi di essere dimenticato o addirittura ignorato: lo sviluppo fondato sulle professioni. Il nostro Manuale di Procedura ci dice che il Test delle Quattro Domande afferma principi di etica professionale.

E dunque sono le qualità morali e le professioni il fondamento delle ammissioni.

Le iniziative a favore delle comunità nazionali e internazionali sono più efficaci se ogni rotariano è prescelto in base alle proprie competenze professionali e alle sue qualità morali. L’etica è un valore essenziale di vita, spesso ignorato dalle realtà contemporanee. Il Rotary dovrebbe moderare ogni spregiudicatezza. Dovrebbe ponderare le proprie scelte, particolarmente in momenti eticamente compromessi. Dobbiamo tuttavia riconoscere che la responsabilità della decadenza di molti valori ricade anche su di noi della vecchia generazione.
Avremmo potuto e dovuto evitare, o almeno limitare, il dilagante lassismo, come uomini di scienza, come professionisti, come uomini di una cultura fondata sulla responsabilità verso il futuro. Negli ultimi cinquant’anni almeno, un’ecatombe culturale fondata sulla dismissione dell’etica della comunicazione, ha provocato un’ondata di permissivismo e di buonismo utile per la conquista d’indebiti privilegi, anche da parte di non pochi rotariani, cosa che ha reso possibile la violazione di molti confini etici, religiosi, familiari, scolastici, lavorativi.
Ma vorrei concludere questo mio intervento affermando che tutto ciò non scalfisce l’impegno che abbiamo, come rotariani convinti, di lavorare per il bene comune e di interrogare soprattutto noi stessi per capire se realmente riusciremo a superare la Prova delle Quattro Domande.
Perché se quel che penso risponde a verità, se quel che dico è giusto per tutti gli interessati, se quel che faccio promuove buona volontà e migliora i rapporti di amicizia, e tutto sarà vantaggioso per gli altri, ebbene credo che in tal modo potrò essere utile alla realizzazione degli scopi del Rotary.
Un Rotary che ha necessità di recuperare i valori che lo hanno qualificato all’attenzione del mondo, e di tornare a confrontarsi con essi.
Quei valori che hanno ispirato il nostro Codice di Comportamento e che ogni rotariano è tenuto a osservare, come l’integrità morale, l’etica, la lealtà, il rispetto, la correttezza nelle professioni e negli affari.
L’uomo ha il dovere, ma anche la necessità, di ritrovare la propria statura e di rientrare nei confini di una realtà umana e spirituale che consenta di affrontare le sfide che il futuro propone.