Relazione settimana

RELAZIONE

Sator – Le antiche iscrizioni epigrafiche dal significato misterioso. 

SATOR

Sono molto numerose nel mondo le antiche iscrizioni epigrafiche dal significato misterioso. 

Note a Bologna quella di Aelia Laelia Crispis o quella posta sulla facciata della Chiesa di San Procolo

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Dei veri enigmi del passato sui quali da secoli si ricercano spiegazioni convincenti.
In particolare sull’epigrafe di Aelia Laelia Crispis, altrimenti nota in tutto il mondo come “Pietra di Bologna”, son stati versati fiumi d’inchiostro e pubblicate decine di volumi. Molti studiosi si sono cimentati alla ricerca di possibili interpretazioni del testo senza mai giungere a risultati universalmente condivisi.

La più conosciuta e diffusa è certamente quella del SATOR, tanto nota che pare abbia ispirato l’inventore delle parole crociate (Artur Wynne nel 1913 nel supplemento domenicale “Fun” al giornale New York Worl). Costituita da cinque parole di cinque lettere ciascuna a formare una frase perfettamente palindroma (che può essere letta indifferentemente da sinistra a destra o da destra a sinistra). Può inoltre essere letta dall’alto al basso o dal basso all’alto. La parola centrale TENET è inoltre singolarmente palindroma.

In taluni casi si può trovare con ROTAS come prima parola con l’ordine delle lettere invertito.
Di forma quadrata, sovrapponibile (come lo si ritrova sulla Chiesa di Acquaviva in Molise) ad una scacchiera di cinque tessere per lato alla quale, secondo alcuni, è strettamente correlata.

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Le scacchiere qui raffigurate si trovano nel primo chiostro del complesso di Santo Stefano a Bologna ma sono molto diffuse in tutta Italia ed all’estero. Molto nota è quella raffigurata sul duomo di Pesaro, è anche presente sulla Chiesa di San Savino a Piacenza e molto diffusa su Chiese dell’Aquilano.

Altro simbolo di forma quadrata che appare sui paramenti murari di alcuni edifici sacri è la “triplice cinta” (quella che si trova sul retro delle comuni scacchiere ed utilizzata per il gioco della ”schiera”)
Molto diffusi e vari sono anche i cosiddetti “quadrati magici” numerici , sempre inscrivibili all’interno di una scacchiera, in cui la somma di ogni riga o di ogni diagonale da sempre lo stesso valore costante. Noto quello apposto a Barcellona sulla Sagrada Familia progettata da Gaudi in cui la somma costante “magica” è sempre 33 (gli anni di Cristo), ed è per questo motivo che gli viene attribuito un valore esoterico, ma anche altri quadrati numerici dai risultati diversi sono sempre stati considerati fin dall’antichità ben più che semplici giochi aritmetici.

Sono presenti altri quadrati alfabetici anche al di fuori del mondo cristiano. Esistono una versione in cinese e una in ebraico.

Il SATOR non è stato utilizzato esclusivamente come iscrizione epigrafica: lo si ritrova stampato su libri, disegnato su una bibbia carolingia, inciso su un’antica coppa d’argento in Scandinavia, su monete, ed in una delle sue rappresentazioni più famose che è il celebre quadro di Durer intitolato MELANCONIA dai chiari riferimenti alchemici.
In taluni casi il SATOR è raffigurato inscritto dentro un cerchio (come nell’Abbazia di Valvisciolo) o con disposizione radiale a formare una stella a cinque punte.
Nel suo utilizzo epigrafico lo si ritrova in costruzioni dell’Egitto del IV e V sec., nella Cappadocia del IX sec., in Mesopotamia, in tutta l’Europa medioevale e rinascimentale, in edifici sacri e profani (come Castel Meraccio a Bolzano).

Grande importanza è attribuita alla sua presenza sul duomo di Siena per la ricorrenza in questo luogo d’innumerevoli simbologie esoteriche, cabalistiche ed ermetiche. Il duomo di Siena fu iniziato nel XII secolo dal governo cittadino ma, già dal 1258, fu popolato dai monaci Cistercensi di San Galgano i quali erano strettamente legati all’ordine Templare molto diffuso nella Toscana dell’epoca. Nello stesso duomo troviamo innumerevoli rappresentazioni e simboli dal forte significato allegorico: primo tra tutti l’immagine di Ermete Trismegisto, figura piuttosto inusuale all’interno di una Chiesa cristiana e che da luogo ad una serie di supposizioni sulla vocazione esoterica mediorientale dei costruttori del duomo cui lo stesso SATOR pare rifarsi.
Il legame tra il SATOR e i templari pare confermato dalla sua presenza sull’abbazia di Valvisciolo che fu sede dell’Ordine del Tempio, e che una leggenda vuole come nascondiglio di parte del suo tesoro. Nella stessa chiesa troviamo altre simbologie quali la “triplice cinta” cui abbiamo accennato, e il “nodo di Salomone”.

Nella storia sono stati innumerevoli i tentativi d’interpretazione del SATOR anche se nessuno appare realmente convincente. Questi tentativi si possono riassumere in TRADUZIONI LETTERALI, SIMBOLOGIE GRAFICHE OCCULTE ed ANAGRAMMI

TRADUZIONI
A complicare particolarmente la traduzione è la parola AREPO che non risulta tra i vocaboli latini. Si presume si tratti di una sorta di “licenza poetica”, di una contrazione o di un nome proprio. Per alcuni potrebbe essere una contrazione di AREOPAGO. Tutti gli altri nomi, seppur inseriti nel vocabolario latino, hanno molteplici significati e possono di conseguenza dar luogo ad un’infinità di traduzioni.
Riporto di seguito alcune possibili traduzioni tra le più comuni finora tentate.

SATOR: il Creatore
AREPO: cui tendo (contrazione di AD-REPO)
TENET: sostiene
OPERA: con la sua opera
ROTAS: le sfere celesti

Traduzione più spirituale con chiaro riferimento all’atto della creazione.

SATOR: il seminatore
AREPO: Arepo (nome proprio)
TENET: tiene
OPERA: con la sua opera
ROTAS: le ruote (verosimilmente dell’aratro)

Traduzione certamente più materialistica: una sorta di esortazione a svolgere con maestria e diligenza il lavoro nei campi.

TRADUZIONE BUSTROFEDICA
Leggendo la prima riga da sinistra verso destra, la seconda da destra a sinistra alternandole in questo modo, si ottiene SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS
Da notare che per i romani la parola ROTAS poteva significare anche “ruote della fortuna o del destino” .
Potrebbe quindi voler dire che “l’uomo (raffigurato come seminatore) tiene (ne è padrone) le opere (lavoro fisico), mentre la divinità (raffigurato dall’Areopago tribunale e simbolo di Dio), tiene il destino (ruote della fortuna)

SIMBOLOGIE GRAFICHE OCCULTE
Una spiegazione che per molto tempo godette di un certo credito fu quella della simbologia cristiana dissimulata. Basti pensare all’utilizzo del pesce tra i primi cristiani: la sua traduzione in greco, ICTUS, è l’acrostico di Iesus Cristos Theou Sotèr.
Questa ipotesi è avvalorata dalla sua presenza ricorrente su molte Chiese cristiane.
Una prima interpretazione molto semplice quella data dalla parola TENET che, all’interno del quadrato, forma una croce perfetta anche dal punto di vista della simmetria.
Altre simbologie grafiche si ricavano tracciando linee di congiunzione tra le lettere. Unendo, ad esempio, tutte le vocali si ottengono cinque quadrati posti diagonalmente oppure una croce dei cavalieri di Malta. Unendo le consonanti si ottengono altre figure come la stella raffigurata sulla Chiesa di Collemaggio (costituita da un quadrato con quattro raggi che si dipartono dai lati) e molto ricorrente nella simbologia dei costruttori medioevali. Una grande varietà di simboli (tra i quali il pentacolo e la stella di David) sono ricavabili tracciando diagonali e linee di congiunzione tra le lettere, molti di questi sono riconducibili a proporzioni auree. Nella griglia composta dalle linee di congiunzione si può ritrovare la figura dell’ARCHEOMETRA , il misuratore dell’ ARCHE’ (forza che domina il mondo), simboleggiato da triangoli in movimento, che secondo Guenon costituisce eredità della popolazione di Atlantide.

ANAGRAMMI
Vari sono stati i tentativi di anagrammare le parole cercando di dare ad esse un senso compiuto.
Cito tra i vari:
O PATER ORES PRO AETATE NOSTRA (o padre prega per la nostra età)
RETRO SATANA TOTO OPERE ASPER ( arretra Satana in tutte le opere crudele)
ORA OPERARE OSTENTA TE PASTOR ( prega opera e mostrati o pastore)
esiste anche una versione satanista:
SATAN TER ORO TE REPARATO OPESI (Satana ti prego per tre volte restituiscimi le mie fortune)
ed una divertente (formulata dall’enigmista Stefano Bartezzaghi)
SOTTRAR ORO A PAPERONE: SAETTE!

Quello che, per un certo periodo, godette del maggior credito, si basava su di un’ ipotesi formulata dal pastore evangelico Felix Grossner, il quale anagrammando le lettere e disponendole a croce, ottenne la scritta PATERNOSTER

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con la rimanenza di due A e due O che furono riferite all’ALFA ed all’OMEGA dell’Apocalisse di San Giovanni (“io sono l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine, colui che è, che è stato e che sarà“).
Fu per molto tempo considerato la soluzione dell’enigma, ma a smentire tutto ciò fu il ritrovamento del quadrato del SATOR nel 1925 durante gli scavi archeologici di Pompei su una colonna della casa di Publio Paquio Proculo e nel 1936 su una colonna della Grande Palestra. Ciò pone un terminus ante quem giacché prima della datazione certa del 79dC (data dell’eruzione del Vesuvio e del conseguente seppellimento della città) non risulta vi fossero già comunità cristiane in Pompei e tantomeno fosse conosciuto il libro dell’Apocalisse (diffuso in Italia solo dopo il 120dC).
Dopo tali scoperte il SATOR fu anche definito “latercolo pompeiano”.

CONCLUSIONI
Il SATOR è un enigma che dura irrisolto da millenni. Tanto è stato scritto e tanto potremmo dire, ma si tratta di un mistero che non troverà probabilmente mai soluzione salvo che non sia ritrovata un giorno la “stele di Rosetta” della situazione che possa far chiarezza e fugare ogni dubbio. La ricerca, lo sappiamo, anche se nella consapevolezza di non poter raggiungere un risultato, fa parte della nostra natura e non riusciamo ad esimerci dal voler dare una spiegazione anche a questo arcano.
Non possiamo comunque neppure escludere si tratti di un semplicissimo gioco di parole fine a se stesso senza alcun recondito significato.

Sono convinto che i costruttori del passato dovessero amare particolarmente simili raffigurazioni incomprensibili (e la loro ampia diffusione ne è la riprova), in quanto costituivano di per se stesse uno strumento di potere.

In tempi in cui non esisteva la “R” cerchiata di “marchio registrato” e la “Camera di Commercio..“ doveva essere ancora inventata, ritengo tornasse certamente utile ai membri delle corporazioni ammantarsi di mistero lasciando segni e simboli dal significato sconosciuto ai più (forse a loro stessi…) per scoraggiare i “profani” dall’intraprendere un’arte che doveva rimanere loro esclusiva.

“Gli antichi sapevano qualcosa
che noi sembriamo aver dimenticato”

Albert Einstein