Relazione settimana

RELAZIONE

Giampietro Gamberini

Cavaliere della Repubblica Italiana e Maestro del Lavoro. Titolare con la figlia Francesca della Gamberini Vini dal 1912, agenzia di rappresentanze di produttori di vini e spumanti, ed una piccola azienda vinicola di famiglia. Nel 2012 la Camera di Commercio di Bologna ha inserito l’azienda nell’Albo delle Ditte Storiche. Sommelier Professionista Tastavin d’Oro.
Socio del Rotary Club Bologna Ovest dal 1981, è attualmente Presidente della Federazione Grossisti Vini e Bevande Ascom Bologna e Provincia, componente del CD della Associazione Agenti di Commercio Fnaarc e Presidente del collegio dei Probi Viri. Presidente del Cupla, Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo che consta di circa 50.000 soci. Componente CD del circolo Culturale Galileo Galilei. L’attività principale dell’Agenzia è l’intermediazione, ovvero la rappresentanza di 29 Aziende Agricole che producono vini e spumanti in undici regione italiane, ed una Acetaia di Modena. 

“L’EXPORT SALVA LA VITICOLTURA IN ITALIA”

Consumi del vino a picco in Italia e in tutta l’Europa mediterranea.

Confermo in toto il titolo della relazione e vediamo quindi di fare il punto della situazione.

Con la vendemmia del 2015 l’Italia è tornata ad essere il primo produttore di vino del mondo sorpassando in quantità la Francia, ma, nota dolente, non in valore in quanto il vino Francese vale il doppio del quelli Italiano!

Comunque l’export italiano va molto bene e l’anno scorso ha raggiunto un fatturato di 5.4 miliardi con un aumento del 5% rispetto il 2014. Merito anche del nostro buonissimo Prosecco.

Ma se da una parte si brinda a questi successi, sul fronte interno dei consumi sono lacrime amare. La popolazione che non cresce e che invecchia, 18 milioni di persone circa che pranzano fuori casa, le diete, il “palloncino” per i guidatori, il drastico calo dei consumi domestici ecc. hanno determinato una contrazione delle vendite di circa il 65% passando da 118 litri pro-capite degli anni ’70 agli attuali 38 litri. È pertanto, come detto sopra, per sopravvivere tutte le aziende produttrici si sono dedicate all’Export.

Ma intorno a questo importantissimo comparto economico c’è tutto un mondo, in Italia, di attività correlate tra le quali la nostra: la Gamberini Vini dal 1912. Sostanzialmente, noi siamo una agenzia di rappresentanza con una piccola azienda vinicola di famiglia, agenzia condotta dal sottoscritto, con mia figlia Francesca e vari collaboratori. Zona di lavoro: Bologna e Provincia. Rappresentiamo trenta aziende agricole che producono vini, in quasi tutte le regioni Italiane e proponiamo i loro prodotti a tutto il comparto del dettaglio: ristoranti, enoteche, catering ecc.

La nostra storia nel mondo del vino è lunga 104 anni, siamo nell’Albo delle Aziende Storiche in Camera di Commercio, in quanto l’azienda fù fondata dallo zio di mio padre Gamberini Giuseppe, al quale subentrò alla fine degli anni ’30 mio padre Arcangelo, poi io negli anni ’70 e ora anche da mia figlia Francesca che rappresenta la 4° generazione.

Il drastico calo di consumi interni ha inciso profondamente sulla nostra attività e anche a quelle attività analoghe alla nostra, pertanto molti nostri colleghi, hanno affiancato ai vini altri articoli per esempio alimentari e affini oppure prodotti inerenti all’attività della ristorazione quali tovagliame, attrezzature per le cucine e così via. Io invece ho scelto la stessa strada dei produttori: l’export. Strada molto difficoltosa in quanto si rende necessario prendere accordi, come agenti di commercio, con una o più aziende, affinché ci affidassero alcune etichette in esclusiva per noi, libere quindi dai loro impegni commerciali. Fatto questo accordo con una molto importante di cui parlerò più avanti, io e mia figlia Francesca quattro anni fa decidiamo di affrontare il mercato più grande del mondo: la Cina. Idea non certo originale ma con un più ampia possibilità di lavoro. Mercato che abbiamo avvicinato facendo degustazioni e incontri a Shanghai e Pechino, a nostre spese, finché capito bene i loro gusti e le loro necessità commerciali, abbiamo selezionato 18 vini di otto regioni italiane, compreso un Prosecco, conquistando un importante importatore che l’anno scorso ci ha ordinato 39.000 bottiglie. Ora stiamo attendendo i risultati delle loro vendite, per il momento positivi.

Due anni di lavoro prima di raggiungere un risultato al terzo anno, grazie anche ad un amico professionista di Bologna specializzato nel mettere in contatto attività Italiane con importatori cinesi, con un suo ufficio a Pechino, e grazie anche all’azienda a cui ci siamo appoggiati per la produzione e scelta dei vini e spumanti. Una azienda (fra le prime 20 nelle classifiche delle più importanti italiane del settore) e che produce in otto regioni ed esporta in 42 paesi nel mondo, con dogana interna in azienda. Quindi massima garanzia di qualità, stabilità del prodotto, genuinità e perfettamente in regola e conformi alle leggi italiane e a quelle delle Nazioni dove esportano.

Prudentemente abbiamo pensato che era opportuno conquistare un secondo cliente e in Maggio di quest’anno siamo andati ad una fiera a Quanzhou e ad Hong Kong, dove abbiamo concretizzato un nuovo importante contatto. Questa volta, oltre ai vini ed il Prosecco, abbiamo affiancato all’offerta l’Aceto Balsamico, un gusto che piace molto. Ora siamo in attesa delle loro decisioni al riguardo.

CONSIDERAZIONI

Abbiamo riscontrato quale positiva considerazione hanno i prodotti italiani all’estero, ma siamo anche spiacevolmente stupiti dei clamorosi ritardi promozionali dell’Italia rispetto alle altre nazioni. In ritardo e sparpagliati. E anche del “falso” che ci crea tanti danni. Nel nostro comparto la Francia ci anticipa in tutto, in Cina ha creato scuole eno-gastronomiche e realizza pezzi più remunerativi rispetto ai nostri. E si sono fatti avanti anche nazioni come il Cile, il Sud Africa, l’Australia oltre, ovviamente, alla Spagna. A tutto questo osservo che corre qualche pericolo anche la qualità dei nostri vini, in quanto non vorrei che si mettessero sullo stesso piano dei produttori dei paesi sopra elencati, i quali disponendo di pochi vitigni hanno caratteristiche tutte uguali: fruttati, con maggiori residui di zuccheri, in una parola omologati per piacere a tutti. Noi ricchissimi di vitigni dobbiamo mantenere la loro tipicità, vincente.

E per finire una statistica del 2014 circa l’estensione dei vigneti nel mondo:

Spagna             1.021.000 di ettari

Cina                     799.000 di ettari

Francia                792.000 di ettari

Italia                     690.000 di ettari

Cina al secondo posto? Per fortuna per ora hanno culture estensive che producono poco, ma non ci dobbiamo preoccupare?