Relazione settimana

Considerazioni sul 2020, auspici per il 2021

 

Grazie alla disponibilità dei soci che oggi offrono al club il loro personale contributo e considerazioni a proposito di questo Annus Terribilis”  vediamo di fare un punto della situazione.

E’ indubbio che sono, e stanno succedendo cose particolari, nuove e “pesanti” sia da un punto di  vista economico che per la salute, ma non  di meno nei rapporti interpersonali, basta vedere come il Rotary stesso ha modificato il proprio modo di  relazionarsi.

Eppure siamo in grado di insegnamento e spunto per  fare bene e meglio, sarà possibile farlo? Ssaremo  cosi intelligenti da ottenere un miglioramento nella nostra società da un  momento  come questo e che  nonostante le speranze di tutti  durerà ancora un  bel po’?

Ricordo che agli inizi qualcuno, serio, ricordava che “Biologicamente” le infezioni come questa, pandemie o epidemie che siano, hanno dei cicli che non è facile interrompere, magari si può accorciare qualcosa, ma noi ci dimentichiamo che abbiamo a che fare con LA NATURA, la quale ha delle regole che noi  stiamo ancora imparando. (Cristina Franchini)

Il presidente Alessandro Morisi : In questa riflessione di fine anno, non posso non parlare della pandemia. Mi fa molto riflettere scrivere queste brevi note, dopo aver già scritto un pensiero durante il primo lock down. Rileggerlo è un esercizio di grande impatto perché ci fa vedere con il senno del poi, quali erano gli stati d’animo iniziali e le aspettative e confrontarli con quanto in effetti si è realizzato.

Mi piace dunque scrivere di questo parallelo tra i due lock down, sperando di non scriverne altri ancora.
In marzo vivevamo sentimenti contrastanti, da un lato il grande timore guardando le prime zone rosse, ma anche una certa relatività guardando i dati delle nostre regioni. Ma il sentimento che più ci accomunava era la certezza che tutto sarebbe finito con l’estate, guardando i dati delle precedenti pandemie mondiali. Quanto ci sbagliavamo!
Abbiamo affrontato limiti prima d’ora impensabili, da quelli importanti come ad esempio non poter fare visita ai parenti oppure interventi ospedalieri a quelli più futili come incontrarsi in modo conviviale, sino a non poter andare dal parrucchiere!
Oggi sappiamo che queste cose sono “quasi normali”, che possono accadere e dunque tutti ci programmiamo meglio, abbiamo indubbiamente sviluppato la nostra cultura digitale, abbiamo migliorato nel nostre norme igieniche anti pandemia e sempre più apprezziamo quanto sia importante anche solo poter incontrare le persone per un saluto, nonostante ci manchi il non poter stringere loro la mano.
Concludo pensando che proprio in questi giorni sta arrivando il vaccino contro il virus, che ci rende sereni ma anche un po’ preoccupati dai tempi così stretti dello sviluppo di questo fondamentale antidoto, sperando che la logica del business non abbia preso il sopravvento.
Ma il pensiero di fondo finale sul quale ancora non mi capacito, è pensare che l’umanità, che tanto ha progredito in questi secoli, sia in ginocchio davanti ad un nemico di dimensioni infinitesimali ed invisibile. 
Speriamo che anche questa lezione sia stata appresa e che si affrontino seriamente e globalmente i problemi del pianeta, a partire dal clima che sta già nuovamente cambiando le nostre vite.
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Condivide il suo pensiero Christian Perrone:
È ormai passato quasi un anno dal giorno in cui avuto inizio la pandemia che ha destabilizzato l’intero pianeta cambiando, forse per sempre, le abitudini dei suoi abitanti. Forse, tra molti anni, leggendo riviste scientifiche o manuali di storia apprenderemo che questa pandemia ha sconvolto il sistema economico, finanziario e sociale, mutandone o comunque alterandone i delicati equilibri, con effetti che potranno essere apprezzati, o magari studiati, dalle generazioni future.
Una cosa è certa. Questa pandemia, di “origine animale”, ha colpito quasi esclusivamente l’uomo, il più evoluto e civilizzato dei figli di Dio che, così, è stato costretto a rallentare o addirittura fermare, per qualche tempo, una corsa che durava, ininterrotta, da quasi trecento anni. Una maratona costellata da successi eccezionali, a raggio esponenziale, in cui, però, l’uomo ha  finito con il perdere contatto con la realtà che lo circondava, concentrandosi soltanto su se stesso.
Durante la pandemia si sono fermate le fabbriche, si sono spente le luci, è diminuito drasticamente il flusso delle relazioni sociali e queste ultime, in molti casi, hanno assunto forme prima d’ora sconosciute. Siamo stati quindi costretti a modificare le nostre abitudini di vita e questo è stato da molti percepito come un disvalore, un irrimediabile depauperamento del benessere cui eravamo abituati. E nel frattempo, tutto ciò che non afferiva al mondo “civilizzato”, come per miracolo divino, è rifiorito a nuova vita: dalla riduzione del buco nell’ozono, alla crescita degli sciami di api e ancora dalla drastica riduzione delle polveri sottili in atmosfera alla diminuzione dell’inquinamento acustico e luminoso, per citarne soltanto alcuni.
I giornali, e i media in genere, aggiornando quotidianamente i numeri delle vittime, purtroppo numerose, parlano di decrescita economica, drastiche riduzioni del Pil su base annua, chiusure di attività e scenari apocalittici, quali conseguenze della pandemia. Scenari che spaventano tutti, me compreso, ma che probabilmente impediscono di vedere quelli che sono le significative verità che questa pandemia, con tutta la sua durezza, ha disvelato.
Davvero questa umanità non si può permettere di rallentare i ritmi di crescita imposti dalla globalizzazione, senza per questo dover pagare i costi altissimi di una drastica crisi economica?
Davvero non è pensabile uno sviluppo ed una crescita più consapevoli  e razionali in cui la Terra, e tutte le biodiversità che la abitano, vengano preservate e consegnate più o meno integre alle generazioni future?
Si tratta di interrogativi che l’uomo si è posto ben prima della comparsa del Covid ma che, probabilmente, la pandemia ha permesso di ponderare da un diverso angolo prospettico: quello della introspezione. 
Certo, come tutti, auspico che questo 2020 termini presto e che i vaccini, nel frattempo creati grazie al laborioso ingegno umano, consentano di superare questo difficile momento. Ma nell’euforia dei festeggiamenti occorrerà non dimenticare, e far tesoro di quanto vissuto in questo lungo e difficile anno. A parte i consueti auguri di prosperità e benessere, auspico quindi, per il 2021, una maggiore consapevolezza e senso di responsabilità da parte di tutti, non solo per affrontare e sconfiggere definitivamente il virus ma anche per cogliere gli spunti di cambiamento che lo stesso ci ha indicato.  
Saluto tutti augurando un Buon 2021!
 

Beatrice è  molto sintetica e per ciò mi piace posizionarla alla fine di questo scritto: “Nella speranza che l’attuale pandemia si esaurisca in breve tempo, auguro a tutti un felice anno nuovo” 

Questo  è un augurio da tutti condiviso che sintetizza molti stati  d’animo attuali.