Riunione ordinaria n. 12 del 7 Ottobre 2014: "La caduta del muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie" – Paolo Rondelli
Relazione settimana
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Paolo Rondelli
Socio fondatore E-Club Distretto 2072
La caduta del Muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie
Il muro di Berlino era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Repubblica Democratica di Germania (DDR) per impedire la libera circolazione delle persone tra la parte di Repubblica Federale Tedesca ricompresa nel proprio territorio (ovvero Berlino Ovest) e il territorio della Repubblica democratica. Nato sulla carta come “Barriera di protezione antifascista, divenne il simbolo della divisione fra le zone di influenza occidentale, dove imperava la cultura ed i modelli sociali di estrazione statunitense e quella sovietica. Due modelli opposti di organizzazione della società. Da un lato la liberale culla del permissivismo europeo (l’ovest fu da subito la culla della trasgressione, il paradiso di intellettuali e il rifugio degli omosessuali che volevano vivere la propria condizione in buona serenità) e dall’altro il controllo comunista della società, dove anche il piano urbanistico della ricostruzione post bellica fu condizionato dalla dottrina di partito.
Il muro divise in due Berlino per quasi trenta anni, dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale annunciò l’apertura delle frontiere con la Repubblica Federale e, contestualmente, alcune interruzioni nella catena di passaggio degli ordini fecero si che le guardie dei posti di passaggio non sapessero come gestire quello che doveva essere un flusso regolamentato da permessi rilasciati progressivamente nei giorni successivi e che invece si trasformò in un fiume in piena di persone che si presentarono ai check points solo a seguito dell’informazione sentita alla radio.
Tra le due Berlino la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta “striscia della morte” larga alcune decine di metri. Durante gli anni di “esercizio”, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR, i cui uomini dovevano giurare di rispettare l’ordine di sparare altrimenti subivano la deportazione in una delle tenute carceri della Germania Democratica, almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso ovest. Secondo alcune fonti i morti sarebbero in realtà più di 200, in quanto alcune di quelle catturate vive durante la fuga non avrebbero fatto ritorno a casa.
Il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici che seguivano tensioni anche in altri paesi dell’ex blocco sovietico (l’Ungheria aveva aperto già da qualche settimana i propri confini e 13.000 tedeschi dell’Est si stima scapparono già verso Vienna tramite quel varco in quella che fu la “cortina di ferro”), il Governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse grazie al rilascio di specifici lasciapassare. Dopo questo annuncio una moltitudine di cittadini dell’Est si accalcò ai confini dove, come detto, le forze di Polizia non avevano ricevuto istruzioni sulle procedure da intraprendere. La calca divenne tale che uno dei varchi venne aperto, con i cittadini dell’Est che varcandolo si ritrovarono in quella che era l’altra metà di una città divisa, una divisione che trova il suo uguale ancora oggi, anche se con un grado di tranquillità certamente maggiore, in Nicosia, ancora adesso divisa in due da un muro fra parte greca e parte turca e con la terra di nessuno costellata di case abbandonate dal 1974, quando quella linea di confine cipriota venne eretta.
Molti di loro poterono abbracciare congiunti, altri vagarono spaesati per la Berlino Ovest e tornarono indietro poco dopo, ma, in ogni caso, ormai il muro era aperto e parti vennero abbattute, rendendo impossibile la chiusura immediata dei varchi. La caduta del muro di Berlino aprì la strada alla riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990, con anche l’istituzione della festa nazionale della riunificazione, il cui ventiquattresimo anniversario è stato celebrato alla Porta di Brandeburgo pochi giorni fa.
Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est erano iniziate da poche settimane, proprio in seguito al rimpatrio, da Ungheria e Cecoslovacchia, di coloro che tentavano di uscire verso ovest dal varco fra Austria e Ungehria. Il leader della DDR Honecker, che aveva predetto l’esistenza del muro per altri 100 anni solo pochi mesi prima, si dimise il 18 ottobre e venne sostituito pochi giorni dopo da Egon Krenz. Gunter Schabowski, ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di comunicare la possibilità di viaggiare verso ovest per i cittadini della Repubblica Democratica Tedesca decisa dal governo. Una delle falle nel sistema di comunicazione fu proprio legato al fatto che egli fosse in vacanza e non fosse a conoscenza dei dettagli in un’epoca in cui la comunicazione non era veloce come oggi.
Il 9 novembre 1989, nel corso di una conferenza stampa gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. Dato che il provvedimento era stato preso poche ore prima della conferenza, esso avrebbe dovuto entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine. Il corrispondente ANSA da Berlino Est, se la memoria di chi scrive non è fallace, interrogò il ministro per sapere da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore. Il ministro non trovando risposta negli appunti che gli avevano passato azzardò:
« Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (…) Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente. » |
Da lì è nato il corso della nuova Germania, un paese riunificato, motore dell’Europa moderna che però non dimentica il proprio passato. Girando per Berlino sono evidenti i resti del muro, il suo percorso lasciato in bella vista sull’asfalto e sui marciapiedi affinché la gente sappia, ricordi, affinché la storia insegni.Uno dei primi provvedimenti della riunificazione, non unione di due paesi, ma manifesta volontà dei Länder dell’Est di aderire alla Germania Federale fu il creare una nuova capitale. Bonn, sede del governo federale dovette capitolare a favore di Berlino. L’urbanistica della città venne stravolta, le aree del muro vennero usate per nuovi edifici, come a Potzdammer Strasse, i vecchi simboli andavano recuperati al motto “Noi siamo un popolo unico” che ancora è riportato anche dentro il Parlamento. Proprio il Bundestag incendiato e bombardato a fine conflitto nel 1945, con ancora le scritte dei militari russi sulle poche pareti ancora erette venne scelto come sede del nuovo organo legislativo. Oggi il complesso di otto edifici unisce rive est e ovest della Sprea, con tunnel e pontili, celebrando con croci bianche quei caduti che morirono per attraversare quel fiume su cui correva il muro.“Noi siamo un unico popolo” dove la Costituzione non si chiama così, ma “Legge fondamentale dello Stato”. |