Relazione settimana

RELAZIONE

Beatrice

Basilea 3 – indicatori e principi fondamentali

(Beatrice Beltrandi – Nata a Bologna il 15 ottobre 1982, laureata in economia finanza, successivamente in finanza intermediari e mercati con master in finanza matematica conseguito all’università di Bologna(facoltà di matematica). Mi sono occupata di negoziazione di commodities mentre attualmente l’attività principale consistite nelle gestione dei costi (bilancio) – piano budget. Mi piace moltissimo viaggiare soprattutto per conoscere altre culture, la storia che le caratterizza, e l’opera sinfonica.)

Gli indicatori principali quali ”Liquidity Coverage Ratio (LCR)” nel breve termine , il “Net stable funding ratio” nel medio-lungo termine (cfr. Principles for Sound Liquidity Risk Management and Supervision (“Sound Principles”), i pilastri fondanti gli accordi di Basilea, dal 1988 ad oggi.

ABSTRACT

Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, è un organo consultivo internazionale, istituito nel 1974 dalle banche centrali dei paesi del G10 con sede a Basilea presso la B.R.I.(Banca dei regolamenti internazionali)istituzione mossa alla promozione della cooperazione monetaria e finanziaria tra le banche centrali. L’obiettivo del Comitato, in un sistema finanziario sempre più globalizzato, consiste nel definire una regolamentazione della Vigilanza Bancaria il più possibile omogenea per assicurare stabilità all’intero sistema.

1. INTRODUZIONE

Durante la prima fase della crisi finanziaria iniziata nel 2007 molte banche, che pure soddisfacevano i requisiti patrimoniali vigenti, si sono trovate in difficoltà per non aver gestito in maniera prudente la liquidità. La crisi ha messo in risalto l’importanza di questo aspetto per il corretto funzionamento dei mercati finanziari e del settore bancario. Alla vigilia della crisi i mercati delle attività si caratterizzavano per un elevato dinamismo e per la pronta disponibilità di finanziamenti a basso costo. Il repentino mutamento delle condizioni di mercato ha mostrato la rapidità con cui la liquidità può evaporare e quanto tempo può occorrere prima che venga ripristinata. Nel sistema bancario sono emerse gravi tensioni, che hanno indotto le banche centrali a intervenire a sostegno del funzionamento dei mercati monetari. Le difficoltà incontrate da alcune banche derivavano dal mancato rispetto dei principi basilari di gestione del rischio di liquidità. Nel tentativo di risolvere tale problematica di portata internazionale il Comitato ha definito dettagliate linee guida per la gestione e la supervisione del rischio di provvista della liquidità (rischio di funding), ciò dovrebbe contribuire nel futuro più prossimo alla promozione di una migliore gestione del rischio a condizione di una piena attuazione da parte delle banche e da parte delle autorità di vigilanza. Il Comitato ha quindi ulteriormente rafforzato la regolamentazione della liquidità fermo restando i tre pilastri principali definiti nel precedente accordo di Basilea II (Nuovo accordo di Basilea), definendo lo schema di regolamentazione per Basilea III.

2. OVERVIEW OF BASEL ACCORDS

Lo schema di regolamentazione di Basilea II pubblicato nel giugno del 2004 è stato elaborato tramite un’archittettura a tre pilastri: il primo pilastro riguarda i requisiti patrimoniali minimi (approfondisce quanto già stato definito nel primo accordo del 1988), il secondo pilastro il processo di controllo prudenziale mentre il terzo ed ultimo pilastro propone una regolamentazione della disciplina di mercato. Un breve excursus a riguardo. Il primo pilastro rende più sensibile i criteri di calcolo dei requisiti patrimoniali minimi introducendo una più accurata valutazione del rischio dei singoli prestiti, consentendo l’utilizzo di rating assegnati dalla banca stessa e introducendo il concetto di rischio operativo come nuova categoria di rischio (es.: perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane o sistemi interni). Il secondo pilastro relativo al controllo prudenziale mira ad accrescere i poteri di controllo delle Autorità di Vigilanza, che dovranno verificare, oltre ai requisiti minimi basati su un puro calcolo matematico, anche l’applicazione, da parte degli istituti di credito, di politiche e procedure organizzative per la misura e il governo dei propri rischi. Il terzo pilastro relativo alla regolamentazione di mercato,ovvero in questo caso autoregolamentazione di mercato,obbliga gli istituti di credito a fornire maggiori informazioni al mercato, affinché il pubblico degli investitori possa verificare in maniera chiara e trasparente, le condizioni di rischio e di patrimonializzazione delle singole banche. Per contro il mercato punirà le banche troppo rischiose, chiedendo tassi più alti o rifiutandosi di finanziarle:ipotesi troppo forte considerando il gravissimo shock di liquidità affrontato dal sistema bancario nel successivo 2007. A tal fine l’ultimo accordo di Basilea (Basilea III) si propone di definire nuove regole relative alla vigilanza bancaria in risposta alla recente crisi finanziaria. Le nuove regole, sono entrate in vigore all’inizio del 2013, tuttavia è previsto un lungo periodo transitorio fino al 1.1.2019 così da favorire un graduale adeguamento delle strategie operative delle banche ed evitare ricadute sulla ripresa economica. L’obiettivo perseguito con questa riforma consiste nel prevenire un’ eccessiva assunzione di rischi da parte degli operatori, rendendo il sistema finanziario più solido grazie ad una regolamentazione più uniforme. “Liquidity Coverage Ratio”, il nuovo indice messo a disposizione dall’ultimo accordo di Basilea, misura il rischio di liquidità nel breve termine assicurando che le banche dispongano di sufficienti attività liquide di elevata qualità (High Quality Liquid Assets, HQLA) per superare una situazione di stress acuto della durata di 30 giorni. L’altri nuovo indice invece, “Net Stable Funding Ratio”, misura il rischio di liquidità nel medio lungo termine richiedendo alle banche di finanziare la loro attività attingendo a fonti di approvvigionamento sufficientemente stabili, al fine di attenuare il rischio di tensioni future sul fronte della raccolta. Tali nuovi indici correlati di nuovi strumenti come il monitoraggio della leva finanziaria(tale monitoraggio impedirebbe che le banche sviluppino livelli di debito eccessivo) e la detenzione di un cuscinetto di capitale al di sopra dei minimi regolamentari(buffer ovvero riserve finanziarie), permetterebbero una maggiore tutela della banca stessa a seguito di tutte le operazioni che la banca compie (vendita di titoli, erogazione di crediti ecc.) con conseguenti rischi e possibili perdite.

3. CONCLUSIONS

È lecito affermare che i principi dettati dall’accordo di Basilea II, modificati e riadattati nel successivo accordo di Basilea III, non siano stati sufficienti per arginare la crisi di liquidità iniziata nel 2007. Ne è conseguito un effetto di credit crunch indotto dal sistema bancario paralizzato, ovvero dall’irrigidimento degli standard di prestito dovuti a minusvalenze di capitale.Fortunatamente l’imperativo dell’accordo di Basilea 1 relativo al patrimonio minimo (per ogni posizione creditizia la banca deve allocare una quantità di capitale pari all’8% dell’ammontare della stessa, ponderata con fattore di rischio standard)è stato superato dal successivo accordo che prevede la possibilità di definire il requisito patrimoniale in ragione della specifica rischiosità, prevedendo un requisito crescente col peggioramento dello standing creditizio del cliente. Alcune lacune sono state quindi colmate ma nel contempo si è cercato di evitarne un’applicazione troppo rigida, in quanto in situazione di crisi economica regole troppo stringenti accentuerebbero la congiuntura sfavorevole, indebolendo prima la posizione reddituale delle imprese con conseguente diminuzione del merito di credito, quindi ridurrebbero il credito erogato dalle banche con conseguente aumento del costo del denaro. Un aumento del costo di denaro è una posizione creditizia peggiore implica una maggiore percentuale il capitale che gli istituti di credito devono accantonare per sicurezza. Gli stress test simulati nelle scorse settimane, ipotizzando scenari futuri più o meno avversi, mostrano fino a che unto può spingersi la capacità di tenuta della banca applicando i parametri di valutazione sopra illustrati.