Relazione settimana

RELAZIONE

La grande sfida italiana del
MICROCREDITO

Nel 1976 un giovane economista bengalese, Muhammad Yunus, getta le basi per una nuova visione economica del prestito bancario. Da allora il suo piccolo credito rurale, la Grameen Bank, ha erogato più di 5 miliardi di dollari a più di 5 milioni di persone, rivoluzionando il criterio fondamentale per avere un prestito, la solvibilità. Infatti in questi prestiti ai più bisognosi l’unico parametro che viene preso in considerazione è la fiducia. Tutto ciò ha dato vita al concetto moderno di microcredito e l’esempio della Grameen Bank è stato ripreso da numerose ONG che hanno saputo esportare e adattare il modello di Yunus in ogni angolo dei paesi del cosiddetto terzo mondo. Negli ultimi anni, però, questo concetto di finanziamento si sta affacciando anche nei paesi più sviluppati, e anche nel primo mondo stanno crescendo sistemi di finanziamento a progetti sociali o di auto lavoro verso soggetti che non possono avvicinarsi al credito tramite i canali tradizionali. Nel nostro paese i primi casi di finanziamenti risalgono a già più di dieci anni fa, ma un reale interesse dello stato italiano lo si ha a partire dal 2006 con l’istituzione dell’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), un ente nato per monitorare e convogliare le risorse nell’ottica dei piccoli finanziamenti. In realtà il lavoro di quest’ente è stato sempre dipendente dai fondi erogati dalla Comunità Europea rispetto a quelli stanziati dal governo italiano, e che anzi con la spending review ha dovuto tagliare ancor di più il suo apporto.

A questo punto devono sorgere spontanee delle domande: in Italia il microcredito serve? Realmente il cittadino italiano ha bisogno di piccoli finanziamenti per sviluppare, intraprendere o far evolvere la propria attività? A queste domande non si può che rispondere con un deciso sì, e ad affermarlo sono i dati. Nel rapporto di ottobre 2013 dell’ENM, sulla realtà del microcredito in Italia nel 2012 diversi dati confermano queste risposte. I microcrediti concessi sono passati dai 5.493 del 2011 ai 7.167 del 2012 con un aumento del 30,5%, di contro però l’ammontare stanziato è aumentato solo del 9%, infatti nel 2012 furono stanziati 63 milioni di euro a fronte dei circa 58 milioni del 2011. Un altro dato importante riguarda le due categorie di richiedenti: sociale e auto impiego. Gli interventi di carattere socio assistenziale a cui appartengono i finanziamenti della prima categoria sono i più numerosi nel 2012 e sono il 73,9% del totale. Questo sottolinea lo stato di crisi di molte famiglie italiane che sono costrette a ricorrere a piccoli prestiti d’onore per condurre una vita dignitosa. I prestiti sono di importi contenuti e di media si aggirano sui 5mila euro. L’altra categoria, microcrediti per finalità lavorative, sono invece solo il 26,1% del totale ma assorbono ben il 59,1% dell’ammontare stanziato per i finanziamenti. I prestiti, in questo caso, sfiorano mediamente i 20mila euro e purtroppo solo il 37,3% dei richiedenti riesce a ottenere il microcredito richiesto. Questo forse per una visione ancora troppo legata al sistema tradizionale di finanziamento e più significativamente alla penuria dei finanziamenti pubblici e alle ancora poco numerose banche etiche operanti sul territorio. Nonostante il debole sforzo profuso dagli enti statali il risultato dal punto di vista occupazionale ed economico è molto significativo, infatti su 100 utilizzatori di microcredito finalizzati all’attività lavorativa gli occupati complessivi sono 243. Questo importante dato sta dando il via a nuovi progetti regionali di microcredito, che però solo in poche eccezioni hanno il loro focus sul mondo lavorativo. É poi significativa la totale assenza d’impegno di regioni molto sviluppate quali la Lombardia, il Veneto e L’Emilia Romagna che non hanno ancora messo in campo nessun progetto di prestiti di fiducia anche in un ottica di impiego giovanile.

In tutto questo il Rotary che ruolo svolge? Molti Rotary Club e distretti in tutto lo stivale hanno attivato progetti e service improntati al microcredito, mettendo in primis in campo le competenze dei loro soci per aiutare in particolare l’apertura di nuove attività e lo sviluppo di progetti di soggetti non intercettabili dal mercato dei finanziamenti delle banche classiche. Questi sforzi hanno saputo dare frutti rigogliosi, ma questo non rimane che l’inizio. In tutto il territorio nazionale lo sviluppo di nuove forme di credito e di nuovi service da parte degli RC potrebbe dare un contributo reale e tangibile al tessuto economico della società produttiva, garantendo il diretto benessere e sviluppo della comunità in cui operiamo.

(Claudio Piantadosi – Rivista Rotary Marzo 2014)