Relazione settimana

BTP Futura, atto quarto.

In questi giorni, dall’ 8 al 12 novembre, assistiamo all’emissione dei nuovi BTP Futura da parte del Tesoro. Come nelle precedenti edizioni (luglio e novembre 2020, aprile 2021) il prodotto è rivolto al pubblico retail che potrà sottoscrivere il titolo per un lotto minimo di €1000 tramite banca, posta, oppure Home Banking. Vi saranno sicuramente tre giornate intere di collocamento, tuttavia il Tesoro si riserva la possibilità di chiudere anticipatamente.
I tre precedenti collocamenti avevano registrato rispettivamente un riscontro pari a 6,1 5,7 e 5,5 miliardi. In riferimento alla presente missione il risparmiatore dovrà valutare il rapporto rischio/rendimento in relazione anche alla durata. BTP Futura IV avrà una durata massima pari a dodici anni, ovvero quattro anni in meno rispetto alle precedenti emissioni; mentre il livello di rischio è legato alla solvibilità del sistema Italia. Il Rating del paese attualmente é BBB, quindi distante 8 gradini dal rating massimo di solvibilità, ovvero la tripla A detenuta da paesi come la Germania Olanda e Austria. Tuttavia la nota positiva consiste nella modifica all’outlook del nostro rating, avvenuta a fine ottobre, da stabile a positivo. Ciò significa che vi sono possibilità nel breve periodo di un innalzamento del rating italiano.
Quanto alla struttura il BTP Futura è differente rispetto al BTP classico di pari durata, in quanto è costruito con la formula step-up,ovvero il rendimento è crescente col passare del tempo. Nei primi 4 anni le cedole ripartite semestralmente corrispondono allo 0,75 % per poi passare al 1,25 % per i 4 anni successivi fino all’ 1,7% nell’ultimo quadriennio.
Quindi già in questo modo si riesce ad ottenere un rendimento annuo dell’1,25% superiore all’ 1% del rendimento dei classici BTP scambiati sul mercato con scadenza residua a 12 anni. Vi è poi un ulteriore premio fedeltà per chi detiene il titolo rinunciando a venderlo sul mercato secondario. Tale premio fedeltà è strettamente legato all’andamento del PIL dello stato italiano nel periodo preso in considerazione, quindi chi deterrà il titolo per 8 anni avrà un rendimento pari al 40% della media del tasso di crescita del PIL nominale registrato dall’istat nei primi otto anni di vita del titolo. Vi sarà comunque un range di variazione con il minimo dallo 0,4 % del capitale investito al massimo dell’1, 2%. È stato stimato che coloro che decideranno di vendere il BTP Futura dopo 8 anni avranno un rendimento di circa l’1,05% nello scenario peggiore, mentre sarà di circa l’1,15% nel caso si verificasse lo scenario migliore possibile. Ad ogni modo si tratterebbe di un rendimento quasi doppio rispetto allo 0,53% del BTP a 8 anni scambiato in questo periodi sui mercati secondari.
Avrebbe un rendimento quindi sopra al tasso di 12 anni dell’1% e sotto al tasso di 15 anni pari all’ 1,3%. Per coloro che invece deterranno il titolo a scadenza nello scenario peggiore avrebbero un rendimento dell’ 1,6 % (quindi un tasso finale dell’ 1,372%) ed un massimo del 4,8% (tasso 1,674% quindi ancora maggiore rispetto a quanto viene prezzato il BTP a 25 anni: 1,62%). Tuttavia bisogna considerare che è previsto un aumento dell’inflazione con un conseguente aumento dei tassi di interesse da parte della BCE. La break even inflation, ovvero il tasso di inflazione a 10 anni, si stima al 2% come non accadeva dal 2013. Quindi se ciò dovesse avverarsi, anche a fronte di tassi nominali molto buoni, il risparmiatore otterrebbe tassi reali negativi in quanto i tassi nominali prospettati dal BTP FUTURA non compenserebbero l’aumento  dell’inflazione. Se il Tesoro dopo 4 anni decidesse di aumentare le cedole, si tratta di un’opzione non di una certezza, in caso di aumento dell’inflazione l’effetto negativo sul rendimento reale verrebbe mitigato. Tuttavia si tratta solo di un’eventualità, non di una certezza.

Beatrice Beltrandi

(da “Il sole 24 ore” sabato 6 Novembre pag 7 “Al bivio tra premio fedeltà e rischio inflazione”)