Relazione settimana

Storia di Speranza, Storia di Rotary

I Rotariani di un paesino della Nuova Scozia, Canada, sono passati all’azione per portare nel loro Paese due famiglie dalla Siria martoriata dal conflitto armato, e i rifugiati stanno cominciando a vivere una nuova vita.

di Ryan Hyland Prodotto da Andrew Chudzinski

L’esplosione era vicina, molto più vicina delle altre che avevano scosso il villaggio alla periferia di Homs, in Siria, dove Sultanah Alchehade viveva con i suoi quattro figli. Quest’ultima bomba aveva colpito la scuola della porta accanto, facendo crollare una parete della loro casa.

Alchehade afferrò i bambini e si mise a correre al buio di notte, con fumo e polvere soffocanti. Un vicino l’aveva aiutata a prendere in braccio i suoi due gemelli di tre anni, Mounzer e Kaiss; un altro si era messo alla guida del suo camioncino sul quale erano saliti tutti. Nel corso dei giorni successivi, mentre le bombe continuavano a colpire l’area, la famiglia – tra cui le sue figlie Kawthar di sei anni e Roukia di pochi mesi – si rifugiarono in un boschetto vicino, dormendo sotto gli alberi mentre Sultanah rifletteva sul da farsi.

Dal Libano, il marito di Sultanah, Mazen, cercava freneticamente di contattare la moglie. Per anni, Mazen viaggiava avanti e indietro oltrepassando il confine per lavorare nella costruzione degli edifici di Beirut. Nonostante l’allontanamento da casa per settimane intere, grazie al suo lavoro lui riusciva a sfamare la sua famiglia. Ma adesso la situazione era diventata molto più dura.

Con la guerra civile anche nel suo villaggio, Mazen non poteva tornare casa. Moglie e figli  hanno dovuto attendere quattro lunghi mesi prima di raggiungere Mazen il Libano.

Alla fine però la famiglia si era riunita. Tutte erano vivi, ma come rifugiati, in cerca d’asilo in un Paese pronto ad accoglierli e proteggerli dalla violenza, insieme a milioni di altri siriani, in terra straniera.

La famiglia Alchehade si era registrata presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati  (UNHCR), l’agenzia responsabile del reinsediamento dei profughi siriani, e non faceva che aspettare, rimanendo in Libano per circa tre anni.

Nel frattempo, a 8.000 chilometri di distanza, i Rotariani della piccola città di Amherst, in Nuova Scozia, seguivano le vicende dei profughi siriani in televisione e riflettevano su come poterli aiutare.

Una nuova cultura 

Nel settembre 2015, i soci del Rotary Club di Amherst stavano pensando al loro prossimo progetto internazionale. Nel corso degli anni il gruppo aveva contribuito a costruire e arredare una scuola in Sudafrica, fornire materiali didattici agli studenti delle Bahamas e raccogliere fondi per le aree colpite dai disastri in tutto il mondo, ma il loro pensiero si era rivolto verso la Siria dove la situazione dei rifugiati dominava le notizie del giorno.

“Come Rotariani, non potevamo ignorare quello che vedevamo ogni giorno in televisione”, ha spiegato Ron Wilson, un ingegnere civile quasi in pensione. “Famiglie che muoiono durante il loro viaggio verso l’Europa o altri luoghi. Famiglie che cercano disperatamente di fuggire dalla guerra e, purtroppo, dalle loro case. Le immagini strazianti sono servite come spinta per fare qualcosa come club”.

Ann Sharpe era entrata a far parte del Rotary soprattutto per farsi coinvolgere in progetti che aiutiao i rifugiati. Nel maggio 2014, aveva partecipato alla cerimonia di nozze di alcuni amici in Turchia, che ha accolto circa 3 milioni di profughi siriani dal 2011, più di qualsiasi altro Paese. Mentre era a Istanbul, Sharpe ha visto i bambini rifugiati per le strade chiedendo l’elemosina.

 

 

“Mi sono sentita così in colpa perché non potevo fare nulla. Mi ha davvero commossa in un modo che non mi era mai capitato prima”, ricorda Sharpe. “Siamo fortunati a non vedere questo tipo di cose in Canada. Per me, il Rotary era il modo migliore di fare qualcosa per questa situazione”.

Nel mese di novembre 2015, il neo eletto governo liberale aveva cominciato ad accogliere i rifugiati siriani nel Canada in grosse quantità. Il Paese si era impegnato a concedere l’asilo a 25.000 rifugiati entro la fine del mese di febbraio 2016. Nel febbraio 2017, il numero complessivo aveva superato 40.000.

Alla prima riunione del Rotary club, i soci avevano cominciato a organizzare un piano per accogliere una famiglia siriana ad Amherst. E visto l’entusiasmo per l’iniziativa, la commissione Azione internazionale aveva nominato Sharpe co-presidente del progetto per i profughi. 

I soci hanno iniziato a raccogliere il feedback della comunità per valutarne il sostegno al progetto, e hanno scoperto che due chiese del posto, First Baptist e Holy Family, stavano cercando dei modi per sostenere i rifugiati. 

Sharpe ha spiegato che i soci del club hanno usato la dovuta diligenza ma senza perdersi in troppi dettagli consigliando a chi volesse intraprendere una simile iniziativa di “avere fede e passare all’azione”. Secondo lei “se avessimo pensato che sarebbe stato troppo difficile, avremmo convinto noi stessi di non poterlo fare. Ma sapevamo di farlo per le giuste ragioni”.

Il governo canadese gestisce il programma Blended Visa Office-Referred Program, che abbina i rifugiati con sponsor privati dell’UNHCR. Il programma prevede fino a sei mesi di supporto finanziario, mentre gli sponsor privati forniscono il finanziamento per altri sei mesi e sostegno sociale fino ad un anno, compresi i servizi di traduzione, formazione linguistica e consulenza del lavoro.

Nel giro di pochi mesi, grazie alla partnership tra il Rotary club e le due chiese, sono stati raccolti abbastanza fondi per sponsorizzare una famiglia – un minimo di 27.000 dollari a famiglia secondo le stime del governo – e hanno fatto domanda per sponsorizzare di una famiglia, avendo raccolto oltre 72.000 dollari.

Il governo canadese e l’UNHCR svolgono una procedura di valutazione molto seria per i rifugiati che considerano stabilirsi nel Paese che comprende controlli biometrici e impronte digitali, valutazioni sulla salute, verifica dei documenti e colloqui personali.

Ma l’integrazione di una famiglia di rifugiati in una nuova comunità richiede molto più di una pratica burocratica e test; essa dipende dall’accettazione della comunità. Il gruppo di Amherst ha quindi organizzato un incontro pubblico nel mese di novembre 2015 in una scuola del posto per informare i residenti sul progetto e rispondere a domande e sentire le varie opinioni.

Sharpe ha riferito di non aver rilevato nessuna resistenza al progetto che è stato accolto più di quanto si aspettassero. I residenti hanno fatto donazioni in denaro, si sono offerti volontari, hanno fornito mobili e quant’altro serviva.

Con queste premesse la comunità di Amherst aveva accolto la prima famiglia siriana, i Latifs, nel gennaio del 2016. Grazie all’esperienza di successo, il club si è dato da fare per accogliere una seconda famiglia.

E così nel mese di agosto dello stesso anno, la famiglia Alchehade era salita su un aereo per raggiungere il Canada. Dopo un lungo viaggio di 8.000 chilometri, la famiglia era arrivata nella loro nuova casa dove rifarsi una vita.

Rifarsi una vita 

Amherst è una sonnolenta cittadina canadese di circa 9.000 abitanti che si trova sul confine orientale del pittoresco Tantramar Marshes, una delle più grandi saline sulla costa atlantica. La via principale sono è fiancheggiata da case decorate in stile vittoriano. I fast-food e le catene di negozi alimentari più vicini sono a due miglia di distanza.

Ann Sharpe aiuta Kawthar a pattinare sulla pista durante la sua prima esperienza di pattinaggio su ghiaccio, un popolare passatempo del Canada. 

 

 
 
 
 

Mentre molti rifugiati siriani preferiscono stabilirsi a Toronto o Montreal dove ci sono più risorse e posti di lavoro, la famiglia Alchehades voleva abitare in una comunità più piccola, come quella in cui avevano vissuto in Siria. Là avevano un terreno con alberi di mandorlo e olivo, e dove allevavano mucche, capre e pecore.

La famiglia è arrivata ad Amherst portando con sé solo quello che potevano trasportare. La maggior parte dei mobili della loro nuova casa, un appartamento di due stanze in una modesta casa ai confini delle paludi, erano stati donati dai residenti.

I quattro bambini sono energici e aperti con i soci del Rotary club che vanno a visitarli.

Amano giocare nella neve e cantano la canzone dell’alfabeto che hanno imparato subito dagli insegnamenti d’inglese che si recano regolarmente alla loro casa. La cantano mentre guardano la TV, quando giocano fuori all’aperto e quando vengono a trovarli altri ospiti.

Il Rotary club ha aiutato Mazen a trovare lavoro con l’azienda di giardinaggio Fundy Landscaping che costruisce muri di sostegno, ponti e pavimentazione. Qui Mazen mette a buon uso le sue capacità lavorative che aveva acquisito in Libano.

Peter Michels, il proprietario dell’azienda è rimasto molto impressionato dalle sue capacità e etica del lavoro: “Non ho bisogno di dirgli due volte cosa fare”.

Anche Michels era emigrato in Canada insieme ai suoi genitori dopo la Seconda Guerra mondiale e capisce bene la situazione in cui si trova Mazen e la sua famiglia avendo vissuto molte delle stesse vicissitudini. 

Ogni settimana, Sultanah e i suoi tre figli più piccoli visitano Maggie’s Place, un centro di risorse per le famiglie, con programmi sociali ed educativi per genitori e figli. Qui, la famiglia Alchehades ha la possibilità di interagire con le altre famiglie della zona, un elemento cruciale per la loro integrazione nella comunità.

Fonte: https://www.rotary.org/it/rotarians-nova-scotia-embrace-syrian-refugee-family