Riunione ordinaria n. 14 del 2 aprile: Stefania Fullè – Che cos’è la “sarcopenia”? Fare esercizio fisico per invecchiare meglio
Relazione settimana
Che cos’è la “sarcopenia”? Fare esercizio fisico per invecchiare meglioPrima si inizia meglio è: invecchiare con saggezza |
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Stefania Fullè |
Lo straordinario allungamento dell’aspettativa di vita umana in tutto il mondo, il meno spettacolare, ma comunque significativo, allungamento del limite massimo di durata della vita, la crescente percentuale di anziani nella popolazione, soprattutto nei paesi cosiddetti sviluppati e l’aumento della percentuale della spesa sociale destinata alla terza e quarta età, hanno stimolato e continuano a stimolare lo studio dell’invecchiamento.
L’aspettativa di vita media è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, con una media di circa 71,4 anni nel 2015 in tutto il mondo (secondo la stima dell’Organizzazione mondiale della sanità, OMS 2018).
Considerando i dati demografici della popolazione mondiale tra il 2000 e il 2050, la popolazione oltre i 60 anni dovrebbe crescere da 605 milioni a 2 miliardi di persone (secondo le previsioni dell’OMS, 2014). Sebbene la crescente aspettativa di vita rifletta uno sviluppo umano positivo, sta sorgendo una nuova sfida, in quanto l’invecchiamento è correlato alla degenerazione cognitiva e biologica come la fragilità fisica e il declino cognitivo.
La senescenza è quel processo fisiologico a cui (è sperabile!) andiamo o andremo incontro tutti noi. Il fatto che sia un processo fisiologico presuppone che sia un insieme di eventi che naturalmente accadono, come lo sviluppo a cui andiamo incontro dalla nascita fino all’età adulta o le trasformazioni che subiamo durante una gravidanza.
Tutto ciò è normale, ma il processo dell’invecchiamento significa anche un decadimento delle nostre capacità fisiche e mentali e gli sforzi della ricerca e della società sono volti a rallentare tale processo con il fine soprattutto di arrivare all’età avanzata nel miglior modo possibile (tra gli obiettivi di Horizon 2020). Le malattie legate all’età sono diventate le maggiori minacce per la salute nel ventunesimo secolo.
L’invecchiamento è un processo intrinseco, universale, multifattoriale e progressivo caratterizzato da una natura degenerativa, accompagnato da una progressiva perdita di funzione e, in definitiva, da un aumento del tasso di mortalità. Tra le teorie che spiegano il processo di invecchiamento, la teoria dell’invecchiamento dei radicali liberi di Denham Harman del 1956, è consolidata da molto tempo.
Questa teoria ipotizza che l’invecchiamento sia una conseguenza del fallimento di diversi meccanismi difensivi per rispondere al danno indotto da radicali liberi. Tra i vari tessuti del nostro organismo che subiscono invecchiamento, quello muscolare, quello osseo e quello nervoso hanno i primi posti. I processi di senescenza dei tre tessuti, non sono, come si potrebbe pensare, disgiunti tra di loro.
Il tessuto muscolare durante l’invecchiamento va incontro a quel processo di perdita di massa e forza che viene definito “sarcopenia”, portando a svolgere in loop negativo sempre meno attività. Il tessuto osseo oltre a subire un calo ormonale (nelle donne in maniera maggiore dopo la menopausa), risente della mancanza o diminuzione di uno stimolo da parte del tessuto muscolare che, diminuendo la quantità di esercizio svolto, diminuisce il suo effetto meccanico e benefico sul tessuto osseo che si demineralizza maggiormente.
Quindi il processo sarcopenico, determinando atrofia muscolare, comporta aumento della possibilità di cadute, con probabilità di fratture e disabilità. In realtà l’atrofia muscolare si può manifestare in molte altre situazioni, come in un periodo di allettamento o di immobilità, senza tener conto di atrofia correlata a specifiche patologie, come il cancro.
Tra le diverse condizioni scatenanti l’atrofia muscolare, si annovera anche quella (molto poco frequente) a cui vanno incontro gli astronauti durante i viaggi nello spazio di lunga durata, a seguito della microgravità. Gli astronauti rappresentano quindi un modello “sperimentale” incredibile, in quanto le perdite muscolari a cui vanno incontro nel giro di 5-6 mesi sono paragonabili all’atrofia che sulla Terra, in assenza di altre patologie, si verifica nell’arco di 30 anni. Anche in questa particolare condizione di atrofia muscolare si associa anche demineralizzazione ossea, nota come osteopenia. Molti studi hanno evidenziato inoltre come sia utile l’esercizio fisico anche per il mantenimento e miglioramento delle capacità cognitive negli anziani. Inoltre sono ormai riconosciuti gli effetti benefici dell’esercizio fisico anche sull’apparato cardiovascolare, contrastandone i fattori di rischio.
Si può ritenere quindi che l’intervento migliore che si possa attuare per contrastare i processi di invecchiamento e in particolare quelli atrofici sia l’esercizio fisico. Il problema ancora non completamente chiarito è che tipo e quanto esercizio si debba fare per mantenere in stato di salute i nostri muscoli e rallentare il più possibile il processo sarcopenico. Sono stati studiati vari protocolli di allenamento quali quello di resistance di tipo anerobico (definito anche di potenza), e quello di endurance di tipo aerobico (definito anche di resistenza).
Il primo ha lo scopo principale di migliorare la forza muscolare e può essere svolto con salti o pesi, anche piccoli come nel caso di soggetti anziani, contrastando la riduzione della forza e della massa. Il secondo, impegnandoci in esercizi prolungati nel tempo ha lo scopo di aumentare la nostra resistenza alla fatica. Può essere svolto andando in bicicletta, camminando (anche su treadmill) o nuotando. In ogni caso entrambi i tipi di allenamento sono in grado di contrastare gli effetti deleteri di molti fattori, mostrando vari effetti benefici e rappresentando così un intervento indicato per la prevenzione e/o la gestione di molte patologie. Sembrano trarre vantaggio da uno o entrambe le tipologie di esercizio l’ipertensione arteriosa e il sovrappeso, che favoriscono le malattie cardiovascolari, ma anche l’osteoporosi, l’artrosi, la sindrome metabolica e il diabete mellito di tipo 2.
Inoltre il lavoro aerobico o di endurance, come una camminata sportiva, consente inoltre di rafforzare le difese immunitarie. Quindi anche agli astronauti, “modelli speciali” di atrofia muscolare e demineralizzazione ossea, ormai viene prescritta attività fisica da svolgere quotidianamente durante la loro permanenza nello spazio, al fine proprio di contrastare gli effetti della microgravità, anche se i risultati al momento non sono ancora ottimali. Attraverso l’esercizio fisico i nostri muscoli sono in grado di mantenere la propria massa, o addirittura aumentarla, reclutando particolare cellule staminali, le “cellule satelliti” presenti nei nostri muscoli che vengono attivate a seguito di danno o anche di esercizio fisico e che sono in grado di riparare le fibre danneggiate o generare nuove fibre.
Il “take-home message” è che l’esercizio fisico è molto importante per mitigare diversi effetti deleteri dell’invecchiamento, rappresentando un intervento preventivo terapeutico efficace, in grado di rallentare la progressione della sarcopenia e prevenire/ritardare la comparsa dell’osteoporosi e di molte altre patologie e può essere considerato il “trattamento non farmacologico primario per la prevenzione di molte patologie”.
E, anche se prima si inizia meglio è, ricordiamo che non è mai troppo tardi per cominciare.