Relazione settimana

RELAZIONE

Triscari

 

Le “Vie d’azione”: attualità dell’Azione Professionale

(Maurizio Triscari – PDG 2013/2014 Distretto 2110 – Professore Associato confermato di “Georisorse Minerarie e Applicazioni Mineralogico – Petrografiche per l’Ambiente e i Beni Culturali” presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università di Messina)

 

 

 

A differenza degli altri Club Service, il Rotary è il solo che dell’utilizzo delle “classifiche professionali” ha fatto la caratteristica principale della rappresentatività dei componenti la propria associazione. E questo concetto, quello di “classifica diversificata”, è alla base della nostra attività sia in ambito locale sia in ambito internazionale.

Siamo “diversi” dagli altri: la nostra interdisciplinarità ci aiuta ad affrontare i problemi in modo innovativo. Applicando la nostra esperienza di leadership e le nostre competenze alle questioni sociali, riusciamo a trovare soluzioni efficaci.

E certamente semplicemente elencando nomi quali Charles Lindbergh, Albert Schweitzer, Dwight D. Eisenhower, Franklin D. Roosevelt, Raymond Firestone, Guglielmo Marconi, Indro Montanelli, John Kennedy, Leopoldo Pirelli, Margaret Thatcher, Rita Levi Montalcini, Winston Churchill, Thomas A. Edison, Umberto Agnelli, Franz Lehar, Thomas Mann, Luciano Pavarotti, Walt Disney, Albert Sabin (che non brevettò mai il vaccino per la polio), Giovanni Falcone, o Papa Francesco – tutti Rotariani o Soci Onorari di un Club Rotary – non si può non notare il significativo ruolo di “presenza” che i Rotariani hanno avuto.

Le “vie d’azione” sono un altro dei capisaldi che guidano l’operato del Club. Azione, Interna, Azione Professionale, Azione di Pubblico Interesse, Azione Internazionale e Azione per i giovani sono i principali punti di nostra attività.

Il Manuale di procedura (2013) nello specifico riporta che “….l’Azione professionale, promuove l’osservanza di elevati principi morali nell’esercizio di ogni professione, riconosce la dignità di ogni occupazione utile e diffonde il valore del servire, propulsore di ogni attività. I soci sono chiamati a operare, sul piano professionale e personale, in conformità con i principi del Rotary”.

Ecco che il principio della classifica professionale, consente ai club di avere la compagine sociale che meglio rispecchi l’ambiente demografico e professionale del territorio. Ogni Socio attivo appartiene a una categoria in base alla sua attività professionale, imprenditoriale o di servizio alla comunità. Il principio della classifica professionale quindi, consente ai club di avere una compagine sociale che meglio rispecchia l’ambiente demografico e professionale del territorio.

Quando un professionista è cooptato in un Club, non v’è dubbio che porti all’interno la propria attività o la propria professione divenendo un rappresentante di una specifica classifica professionale.

Ne consegue allora che i Rotariani – così facendo – agiscono come “attori” di un duplice ruolo e quindi assumendosi una doppia responsabilità. Da un lato hanno la responsabilità di rappresentare la propria Attività Professionale (cioè la classifica) all’interno del Club e, dall’altro, nella nuova veste di Rotariani, si trovano a interpretare e manifestare gli ideali del Rotary nel proprio posto di lavoro.

Tutti noi riceviamo mensilmente la bella rivista nazionale “Rotary”. Essa iniziò con il primo numero nel maggio 1924, vale a dire circa sei mesi dopo la costituzione del Rotary in Italia (RC Milano 23-12-1923 N.d.R.). In questo primo numero (uscito dattiloscritto) di “Rotary italiano: Organo ufficiale dei Rotary Club d’Italia”, il Capo Redattore Tommaso Finizio scrive l’editoriale che porta come titolo “Gli uomini migliori”. Mi piace riportare alcuni passaggi: a pagina 2 “… Invero, nessuno meglio di chi è riuscito a conquistare una posizione preminente in una data professione, industria o commercio, dedicandovi tutte le proprie energie volitive o intellettive; nessuno più di chi nell’esplicazione della propria attività ha sempre seguito una linea inamovibile di rettitudine, può essere in grado di guardare gli altri con profonda esperienza di vita… innestando la propria attività in quelle di altri uomini, che come lui, hanno saputo innalzarsi, sino a diventare gli esponenti più tipici dell’ingegno e del lavoro produttivo”, e continua poi “…così nella scelta di un nuovo Socio vi è il pieno riconoscimento che egli è moralmente un uomo superiore; vi è un’attestazione di fiducia nella sua capacità professionale; vi è, ancora, un’espressione di stima e di confidenza nella sua buona volontà di porsi a servizio della società”.

Migliori in che? Questa espressione iniziale di “uomini migliori” non ha soltanto un valore elitario, selettivo e culturale, di prestigio o di rappresentanza, com’è stato bene inteso da tutti gli storici che si sono occupati dell’identità del Rotary italiano nel contesto internazionale, ma in quel periodo storico particolare (1924) così complesso e difficile, non sono soltanto i primi della classe nella vita professionale aziendale o culturale, che s’intonano alla logica del “profitta di più chi si rende più utile”, come fu definito allora il “Service”.

Sono uomini invece di grande equilibrio che sanno guardare oltre, sopra e lontano, nelle linee di confine in cui si difende la dignità e la libertà umana in tutti i suoi aspetti, contro la fame, la malattia e per la cultura come presa di coscienza responsabile.

Questa è l’eredità che ci hanno lasciato e che tocca a noi salvare. Il sogno di Paul Harris era stato colto nel 1923 a modo nostro, dagli “uomini migliori”, fin dagli albori del Rotary in Italia.

Ecco perché il principio delle classifiche che ci contraddistingue – unico Club tra tutti i Club Service – è strumento operativo e diversificato che sottende alla capillare ricerca di persone che rappresentano il territorio.

Perché quanto più diversificate saranno le attività professionali rappresentate (classifiche) allora tanto più capillare sarà la nostra diffusione ed operatività sul territorio.

Utilizziamo infine l’Azione Professionale anche per un nostro “esame di coscienza”…… In pratica si tratta di rispondere al solito vecchio dilemma,……. il Rotary Club che noi viviamo, ….. serve veramente a questa comunità o serve solamente a noi?

Se ci atterremo a questo concetto basilare, avremo ottemperato ai canoni fondamentali di una corretta Azione Professionale interpretando al meglio una delle principali vie del nostro servire rotariano.