Relazione settimana

RELAZIONE

Un brutto sogno

Ovvero, ho sognato che non amavo più il Rotary.

2013-0124-Dan-RCSport copiaCURRICULUM ROTARIANO

DANIELE FRANCHINI PHF.
Medico ortopedico, prof Universitario, giornalista pubblicista, pittore.

Nato in Italia ha vissuto 20 anni in Cile, dove nel 1962 è entra nella grande famiglia del Rotary ove ricopre numerosi incarichi. Nel 1971 torna in Italia ed entra nel Rotary club di Imola. Ha ricopertoincarichi nel consiglio, Istruttore del club per 6 anni, è il rotariano più anziano del distretto, forse d’Italia, nel 1977 costituisce l’AFIRI Art Fellowship Italiano del Rotary International
Nel 2002 è membro della prima commissione informatica del distretto che costruì il primo dito informatico dello stesso.

 

 

 

 

 

 

Quando, nella primavera australe del 1961, fui invitato con mia moglie, Gaby per la prima volta ad una conviviale rotariana in casa di amici, a Santiago del Cile, mi trovai, anzi ci trovammo, immersi in un ambiente di simpatia, desiderio di amicizia, interesse per conoscerci, da parte di cileni le cui origini diverse: europea, creola, asiatica, americana rendevano chiaramente l’idea dell’universalità del Rotary.

Era la riunione famigliare mensile del Rotary Club Santiago Sur.

Poco più che trentenne, imparai tante cose!

Imparai che l’amicizia produce più calore di una stufa tirolese; imparai che la professione di ognuno è paragonabile a quella dell’altro, nonostante il titolo diverso; imparai che il lavoro in comune, specie se a scopo benefico, produce maggior beneficio al prossimo che se fatto da solo.

Fu una serata meravigliosa.

Nei giorni successivi, però, mi resi conto che tutte quelle cose imparate nella serata rotariana, già le sapevo.

L’aveva detto Gesù Cristo, qualcosa aveva detto anche Menenio Agrippa che Cristo non era ancora nato, moltissimi anni dopo gli altri, l’aveva detto anche Gandhi e per questo fu ammazzato.

Non passarono molti mesi e fui invitato ad entrare, a tutto titolo, della grande famiglia del Rotary, esattamente il 16 settembre 1962.

Conoscendo più profondamente i miei nuovi amici, capii che il Rotary non aveva insegnato loro le professioni, né aveva indicato loro la sublimità del servire, nemmeno aveva fatto loro capire i concetti di onestà, correttezza professionale, rispetto delle altrui idee politiche, religiose, economiche, morali.

No!

Tutte quelle cose, i miei amici di allora, come quelli attuali, non più cileni, tutte quelle cose le conoscevano già prima di entrare nel Rotary Club, le possedevano da prima, nel loro bagaglio culturale, etico e comportamentale.

Loro avevano portato e donato tutto quello alla grande famiglia rotariana.

E allora!

Che c’entra il Rotary? Che ha fatto di buono il Rotary per loro?

Il Rotary, perché organismo internazionale, perché strutturato fin dagli albori a regola d’arte come un orologio svizzero, perché privo di finalità di lucro (uno dei primi, se non il primo sodalizio “no profit”), il Rotary consentiva e consente di mettere in pratica i propositi di Menenio Agrippa, Gesù e Gandhi, moltiplicando iperbolicamente, grazie al “fare e stare armonicamente insieme” la potenza intrinseca dei loro concetti.

Il Rotary è un “moltiplicatore benefico” dei bei programmi al servizio della comunità.

Fin qui la realtà.

Poi ho cominciato a sognare, anzi ad entrare in un incubo!

Forse avevo mangiato troppo o male.

Ho sognato che un Rotary Club, da fonte di servizio e di opinione, governato dai sentimenti di amicizia e fratellanza, ordinato dalle regole del buonsenso e della vera democrazia, si era trasformato in un organismo rigido come una sbarra di ferro, ligio ai regolamenti materialistici privi di anima e fantasia; ho sognato di un Rotary che non era più emblema, simbolo, vessillo, leader della democrazia e dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, ma che era divenuto l’espressione fredda come un cadavere, di un congegno di interessi e convenienze economiche, sociali, personali, di potere, che nulla avevano a che fare con l’idea di Paul Harris.

Allora non ho più amato il Rotary: io amavo quello di prima, non questo.

Con la mia modestia degna di un Cirano o di un Don Chisciotte, mi sono sentito defraudato.

Non vedevo, nel sogno-incubo, né sincerità, né spontaneità, né amicizia, né democrazia, né desiderio di servizio, né umiltà; vedevo solo presunzione, interesse, prepotenza, banalità e caffoneria.

Mi sono svegliato per l’urlo che avevo lanciato nell’incubo!

Per fortuna mi sono svegliato; per fortuna che era solo un incubo.

Non esistono Rotary club né consigli direttivi che abbiano le negative caratteristiche dell’incubo. Se ne conosceste qualcuno, per favore, fatemelo sapere!

Ma no! Non esistono!

Ho tanta voglia di amare ancora il Rotary e il mio Club!