Relazione settimana

IL PASSAGGIO DA ROTARACT A ROTARY

Qualche settimana fa, la nostra Presidentessa mi ha chiesto di scrivere su questo tema. La mia prima sensazione è stata di forte inadeguatezza: sono certamente in grado di parlare di Rotaract, mi sono detta, ma cosa mai posso scrivere sul Rotary, dato che sono appena entrata?

Conseguentemente, con atteggiamento poco rotariano, ma, mi si conceda, assolutamente umano, ho tergiversato e questo è il motivo per cui il mio contributo giunge con colpevole ritardo rispetto alla consegna. 

Mano a mano che riflettevo, però, mi si è chiarito che, in effetti, forse qualcosa da dire potevo trovarlo. Forse, sforzandomi di uscire dalle impostazioni teoriche per mettere in luce un pezzetto di me e della mia esperienza personale, anche più di “qualcosa”.

E così, eccomi qui. Come sempre nella vita, tutto nacque da un incontro. Da un sì detto per caso quando, altrettanto casualmente, incontrai, appena tornata ad Imola da una delle mie peregrinazioni lavorative giovanili, un conoscente di vecchia data che mi invitò ad una conviviale del Rotaract. Mi ritrovai alla cena di visita del R.D. dell’epoca, Alberto Stancari e, da lì, nacque tutto: mi associai, fui selezionata per il Ryla e, in pochi anni, diventai presidente di Club, poi membro di commissioni distrettuali ed infine segretario distrettuale di quello che, ancora, era il Distretto 2070.

Il Rotaract entrò piano piano a far parte della mia quotidianità affiancandosi a tutte le altre attività. Uscii per raggiunti limiti d’età e decisamente proiettata verso un’altra vita: 4 mesi dopo, nacque la mia primogenita. Di quegli anni mi porto dietro – e dentro – moltissime amicizie tutt’ora molto sentite, viaggi, risate, fatica, lavoro, gioia. Accanto a noi ragazzi, cha avevamo la possibilità di cimentarci in una meravigliosa palestra, c’erano sempre alcuni rotariani di riferimento, sia a livello locale che a livello distrettuale. Costoro, come genitori attenti, ci seguivano da lontano cercando di non interferire anche quando scoppiava qualche baruffa dovuta, per lo più, ad intemperanze giovanili; erano, però, sempre pronti ad aiutarci quando eravamo noi a chiedere confronto e conforto.

Il mio percorso nel Rotaract è stato breve, ma intensissimo. Ho dato tanto eppure ciò che mi è stato restituito è stato infinitamente più grande. Me ne sono accorta soprattutto dopo la mia uscita, scoprendo che i valori che mi erano stati trasmessi, ancor più con l’esempio che con la formazione teorica, si erano radicati in me e mi guidavano nel mio percorso individuale anche fuori dall’associazione.

Chiedermi se ciò che pensavo, dicevo o facevo rispondesse a verità, fosse giusto e vantaggioso per tutti gli interessati e promuovesse migliori rapporti di amicizia era diventato ormai un automatismo e mi riusciva molto spesso, anche se non sempre.

E’ stata, quindi, una grandissima gioia quando l’amica Carlotta Toschi mi ha chiesto di entrare nel Club Rotary che era stata pro tempore chiamata a presiedere. Carlotta mia ha dato l’opportunità di rientrare, al momento giusto, in quella che per un certo periodo avevo in qualche modo considerato una famiglia putativa.

Di rientrarci da “grande”, portando con me tutto il bagaglio di esperienze maturato altrove, con la speranza di poter mettere nuove risorse al servizio dell’associazione. Il passaggio è stato molto significativo, come la mia presentatrice ha avuto modo di ricordare, in quanto, a suo tempo, fui io a farla entrare nel Rotaract, del quale si innamorò perdutamente.

Questo ingresso ha rappresentato, per entrambe, la chiusura di un cerchio ed il suggello di un’amicizia profonda nata e cresciuta (anche) qui. Non so di preciso cosa mi aspetti, ma sono fiduciosa che, ancora una volta, avviare un percorso con persone nuove che condividono la tua visione del mondo ed i tuoi obiettivi non possa che essere occasione di crescita e di concreta attuazione di progetti.

Proprio io che mal sopporto i vincoli dati da forme di associazionismo soffocanti trovai nel Rotaract, sia per la sua apertura all’esterno che per l’ampio respiro dato dalla vita distrettuale, una formula che per me funzionava benissimo e non ho motivo di dubitare che anche nel Rotary avrò occasione di mettermi a servizio “a modo mio”.

La varietà delle vie d’azione credo siano state determinanti nel rendere proficuo l’incontro tra me e l’associazione: ognuno può, infatti, trovare il proprio modo di essere rotariano, scegliendo di mettere in luce talenti che già possiede, o decidendo di svilupparne di nuovi secondo le proprie inclinazioni.

Io, per esempio, mi sento poco incline alla beneficienza pura, mentre mettere le mie pur limitate competenze e capacità a servizio di progetti di ampio respiro e concreta utilità è assolutamente nelle mie corde.

Non mi dispiacerebbe, tra qualche anno e dopo aver acquisito l’esperienza necessaria, potermi rendere utile per i ragazzi che si avvicineranno al Rotaract, contribuendo così ad offrire ad altri la possibilità di vivere appieno la splendida opportunità che io per prima ho ricevuto. 

Veronica Alvisi